Parla DAN CARTER, GESTORE DEL FONDO jAPAN sELECT

Jupiter: scommessa di mercato sulla Corporate Japan

di Stefano Carrer

(AP)

3' di lettura


Anche se il Pil giapponese del quarto trimestre 2018 è stato rivisto al rialzo gli indicatori di gennaio sono negativi e lo stesso governo ipotizza la possibilità che il più lungo periodo di espansione del dopoguerra sia giunto a una svolta, nel quadro del rallentamento dell'economia globale. In questo contesto difficile, c'è chi pensa che il mercato azionario nipponico possa comunque dare, relativamente parlando, qualche soddisfazione, magari un po' più di altri mercati.

E' questa l'opinione di Dan Carter, gestore del fondo Jupiter Japan Select di Jupiter Asset Management, società di gestione del risparmio internazionale che amministra masse per un totale di €47,4 miliardi (con una gamma diversificata di prodotti multi asset, azionari, reddito fisso e absolute return, tramite un focus esclusivo sulla gestione attiva in un'ottica per lo più di medio-lungo periodo. «Ci sono stati cambiamento significativi negli ultimi anni, specialmente nel settore corporate – osserva Carter – Al miglioramento strutturale della redditività corrispondono sia un miglioramento della corporate governance sia una tendenza chiara a incrementare il payout in favore degli azionisti».

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Jupiter: scommessa di mercato sulla Corporate Japan

Anche se i profitti aziendali dovrebbero diminuire (ci sono già segnali in atto) , continua Carter, il miglioramento dei balance sheet resta come fattore positivo sottostante. E' anche vero che i profitti della Corporate Japan sono correlati all'andamento del trade internazionale: il fatto che l'export giapponese sia già diminuito più di altri potrebbe però offrire spazi di recupero. In ogni caso, non è chiara la tempistica del “punti di svolta” della fase ciclica di espansione. L'argomento in favore del ”buy Japan” è “marginale”, nel senso di una scommessa sul fatto che le imprese del Sol Levante possano affrontare meglio di vari concorrenti di altri Paesi il peggioramento congiunturale che sembra interessare tutti.

Il fondo Jupiter, ad ogni buon conto, ha ridotto l'esposizione verso i settori più ciclici e orientati all'estero in favore di titoli difensivi , specialmente nel comparto dei servizi per il mercato interno. Tra i titoli Telecom, si prediligono Kddi e Ntt, mentre fuori favore è Softbank anche dopo l'Ipo (in cui Jupiter non è intervenuta). A parere di Carter «resta probabile che il governo giapponese proceda con i piani di incremento dell'Iva dall'8 al 10% previsto per il primo ottobre». L'impatto dovrebbe essere meno negativo rispetto al 2014, quanto l'Iva fu aumentata in percentuale più pesante (dal 5 all'8%) senza l'accompagnamento di misure parziali di esenzione che invece dovrebbero arrivare in questa nuova occasione. Tuttavia «sarebbe meglio che il rialzo venisse posticipato», sottolinea Carter, alla luce della debole situazione congiunturale e del fatto che, tutto sommato, il governo ha ancora spazi per un aumento del debito senza che ciò determini conseguenze negative di rilievo.

Anche Akira Fuse, Investment Director di Capital Group, ha una «visione costruttiva» sul Giappone a medio e lungo termine, basata in particolare sul fatto che «le aziende giapponesi sono molto redditizie, generano profitti ad un livello storicamente elevato grazie a una politica di riduzione dei costi. Inoltre, anche il loro margine operativo medio ha raggiunto un livello elevato negli ultimi 50 anni». Se pure i ricavi delle società giapponesi sono «attesi in crescita, ma con una leggera riduzione dei margini», le valutazioni dei titoli «sono ancora poco care nel contesto di crescita degli utili e le nostre previsioni per il mercato dei titoli giapponesi rimane costruttivo». Tra i rischi di scenario, ovviamente, spicca l'eventualità di un rialzo dello yen che inciderebbe negativamente sui profitti aziendali.

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