«CREARE CAMPIONI UE»

Il manifesto di Francia e Germania per una politica industriale europea

di Antonio Pollio Salimbeni

Da sinistra, il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire con il collega tedesco Peter Altmeier (Afp)

5' di lettura

Rivedere le regole di concorrenza della Ue per favorire il rafforzamento dei «campioni» industriali e tecnologici europei. Flessibilità nella valutazione delle fusioni di imprese tenendo conto che la concorrenza è sul terreno globale. Questi i due pilastri del manifesto presentato a Berlino dai ministri delle Finanze francese Bruno Le Maire e dell'Economia tedesca Peter Altamaier. Il manifesto era atteso dopo il no dell'Antitrust europeo alla fusione nel settore ferroviario Altsom/Siemens, che ha accelerato la preparazione di una nuova strategia industriale.

Un terzo aspetto riguarda il ruolo pubblico: «Va esplorata l'idea di un coinvolgimento temporaneo di soggetti statali in settori specifici». È la prima volta che Francia e Germania affermano esplicitamente e adesso formalmente la necessità di procedere a una revisione così profonda delle regole antitrust europee che sono oggi volte ad assicurare condizioni di concorrenza nel mercato unico.

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Rivedere regole Ue Antitrust
L'impostazione franco-tedesca è l’epilogo di una lunga discussione: i due governi sono giunti alla conclusione che la difesa dell'industria europea, a fronte delle incursioni cinesi nei settori high-tech e dell'aggressività della Cina dei propri campioni industriali che fondano la loro forza produttiva e finanziaria sul massimo coinvolgimento dello Stato, passa attraverso una modifica delle regole di concorrenza europee che, questo l'assunto, non tengono conto della dimensione globale dei mercati in misura sufficiente. Non basta che la Ue cerchi di imporre la reciprocità agli Stati con i quali stringe accordi commerciali e regola gli investimenti.

IL MANIFESTO PER LA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE UE

L'Europa «deve unificare le sue forze ed essere più unita che mai», viene indicato nella prima riga del ‘manifesto' franco-tedesco. Nelle cinque pagine ci sono delle idee, che rappresentano già una linea di azione diversa rispetto al passato. Successivamente lo scopo è aprire una discussione a livello dei capi di stato e di governo (la prossima riunione è prevista a marzo) e poi si definiranno proposte precise. L'idea è di procedere lungo le linee interpretative delle regole di concorrenza definendo chiari obiettivi di strategia industriale al 2030.
Il cappello politico del manifesto è molto chiaro: la forza dell'Europa «dipenderà fortemente dalla nostra capacità di restare una potenza globale manifatturiera e industriale» in settori fondamentali nei quali la concorrenza mondiale è aspra: i settori legati all'intelligenza artificiale, quelli che stanno cambiando a grande velocità come auto e ferrovie, quelli più tradizionali ma essenziali come acciaio e alluminio. O si cambia musica, questo il messaggio, o «favoriremo la graduale scomparsa della nostra base industriale».

L’ANALISI / La fusione Alstom-Siemes e il nodo concorrenza

Più investimenti Ue nell’innovazione
Tre i pilastri della nuova politica industriale europea, all'interno della quale Francia e Germania intendono rafforzare il loro sforzo industriale, progettuale e catalizzatore di investimenti. Il primo pilastro riguarda gli investimenti nell'innovazione. Va previsto uno spazio di finanziamento più forte di quello previsto per i prossimi anni in progetti tecnologici in grado di fare leva e attrarre il capitale privato per soddisfare il bisogno di capitale delle start-up e delle società innovative, sostenendo progetti di eccellenza (sanità, energia, clima, sicurezza ed economia digitale). Per diventare leader globali nell'intelligenza artificiale Francia e Germania intensificheranno la cooperazione tra loro creando una rete comune per ricerca e innovazione per coordinare il trasferimento della ricerca al business nei settori sanità, trasporti e robotica. Già è stato definito un progetto di comune interesse europeo sulla microelettronica, ne definiranno un secondo per una nuova generazione di batterie. Entro il 2019 identificheranno i consorzi che includeranno produttori auto per prendere una decisione entro questo trimestre. Obiettivo: avere il via libera della Commissione entro giugno. Altri settori di cooperazione europea idrogeno, processi industriali a basso contenuto di caebonio, sanità intelligente, sicurezza informatica.

Lo scorso dicembre la Commissione europea ha concluso che il progetto integrato notificato congiuntamente da Francia, Germania, Italia e Regno Unito a favore della ricerca e dell'innovazione nel settore della microelettronica, è una “tecnologia abilitante fondamentale” e quindi conforme alle norme in materia di aiuti di Stato. I quattro Stati membri erogheranno nei prossimi anni finanziamenti fino a 1,75 miliardi di euro a favore di tale progetto che mira a mobilitare 6 miliardi supplementari di investimenti privati. Il progetto dovrebbe essere completato entro il 2024. Due le società italiane coinvolte: Sts Microelectronics, Fondazione Bruno Kessler

Infine, ultimo aspetto del primo pilastro proposto da Francia e Germania il sostegno finanziario del mercato all'innovazione industriale: «Occorre dare all'industria la possiiblità di finanziarsi più facilmente sul mercato soprattutto quando le imprese crescono di scala».

Il secondo pilastro riguarda la concorrenza: dato che non c'è un regolatore globale «le imprese europee fronteggiano uno svantaggio enorme» perché non ci sono strumenti per compensare l'alto grado di sussidio pubblico di cui godono le società concorrenti. Cinque le opzioni indicate (che appaiono non escludersi a vicenda): nelle decisioni dell'Antitrust europeo vanno tenuti in considerazione più grande il controllo dello Stato e i sussidi nelle fusioni; gli orientamenti attuali sulle fusioni vano aggiornati tenendo conto della concorrenza a livello globale, della concorrenza potenziale futura e il suo quadro temporale «per dare alla Commissione più flessibilità nella definizione del ‘mercato rilevante': ciò renderebbe possibile un approccio più dinamico alla concorrenza su scala globale».

Dare ai governi la possibilità di non rispettare decisioni Antitrust Ue
Si tratta dunque di modificare il regolamento 139/2004 e gli attuali orientamenti sulle fusioni. Poi il diritto di ricorso del Consiglio Ue, «che potrebbe in ultima istanza non tenere conto delle decisioni della Commissione in casi specifici e soggetti a strette condizioni».
Quest'ultimo è l'aspetto più radicale del progetto: le decisioni Antitrust, infatti, possono essere solo contestate a livello della Corte di Giustizia Ue.

Poi la semplificazione delle regole per i progetti di comune interesse europeo e infine la possibilità di prevedere «un potenziale temporaneo coinvolgimento di entità pubbliche in specifici settori».

Terzo pilastro la difesa delle tecnologie, delle imprese e dei mercati europei. Il quadro concordato sul controllo degli investimenti esteri nella Ue va «attuato pienamente» perché «gli interessi Ue diventano vulnerabili quando alcuni Stati membri non agiscono in quest'area». Ci sono Stati più inclini all'ingresso di investimenti da Stati terzi in settori delicati che possono avere implicazioni strategiche per tutta la Ue. È il caso per esempio degli investimenti cinesi nel settore dei trasporti e dei porti. D'altra parte, le attuali politiche Ue di risanamento finanziario spingono verso la privatizzazione e spesso non ci sono capitali europei disponibili.
Poi la reciprocità dell'apertura delle gare d'appalto pubblico con i paesi terzi. Ma anche si chiede l'uso migliore della flessibilità che attualmente esiste nel mercato unico sugli appalti pubblici, flessibilità che «chiaramente permette di prendere in considerazione fattori diversi dal prezzo».

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