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Diciotti, giunta del Senato dice no al processo a Salvini. Giarrusso mima le manette rivolto al Pd. Bonafede lo sconfessa

Michele Giarrusso e il gesto delle manette rivolto ai parlamentari Pd  (ansa)
La decisione è stata presa a maggioranza: 16 voti contro l'autorizzazione a procedere e 6 a favore. Il ministro della Giustizia contro il gesto del capogruppo M5S: "Non deve permettersi". E Di Maio: "La situazione gli è sfuggita di mano". Protesta dem: "#Lachiamavanoonestà"
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La giunta per le immunità del Senato ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere del tribunale di Catania contro il ministro Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti. La decisione è stata presa a maggioranza: 16 voti contro il processo e 6 a favore. "Avrei accettato qualunque risposta", commenta Salvini. E poi: "Siamo una squadra. Al governo c'è una squadra, non ci sono dei singoli, quindi ringrazio per la fiducia alla squadra".
 
Un risultato, quello della giunta, in realtà scontato dopo l'esito della consultazione online dei 5Stelle. La giornata si è chiusa con il senatore M5S Giarrusso che mima le manette all'indirizzo dei parlamentari dem che protestavano nel cortile. Un gesto che irrita il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: "Il gesto del senatore Mario Giarrusso
è sicuramente sbagliato, un senatore della Repubblica non deve permettersi di farlo".
 

Maggioranza vota compatta

I numeri dimostrano che tutti i componenti cinquestelle della giunta (erano in 6 e non in 7 perché la vicepresidente Grazia D'Angelo questa notte ha partorito una bambina) hanno votato compatti. No anche da Lega, Forza Italia, Fdi e Autonomie. Sì al processo invece dal Pd (4 componenti), Pietro Grasso (Leu) e Gregorio De Falco (Misto).


Arrivando a Sant'Ivo alla Sapienza, sede della giunta, il senatore cinquestelle Michele Giarrusso ha commentato il voto espresso dagli iscritti M5s su Rousseau: "Non c'è nessuna spaccatura, c'è stato un voto democratico, i voti bulgari appartengono a un'altra epoca, a un altro sistema, a un altro regime. C'è stato un approfondito e acceso dibattito, viva la democrazia".

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E a chi gli chiedeva un commento sul rischio di espulsione per i parlamentari 5 stelle che potrebbero votare in dissenso in aula, ha risposto: "Se ne occupa il capo politico". Mentre alla stessa domanda il senatore ex M5s Gregorio De Falco, anche lui membro della Giunta, ha replicato: "L'espulsione dal nostro Movimento è prevista quando non si applica il programma. E il programma M5s non prevede la sottrazione di un ministro dal giudizio di un Tribunale".

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La contestazione Pd. E Giarrusso mima le manette

Una folta delegazione di senatori del Pd ha inscenato una protesta dentro il cortile di Sant'Ivo alla Sapienza davanti all'aula della giunta. "Armati" di cartelli con le scritte: "#Vergogna", "#decideCasaleggio" "#Lachiamavanoonestà, i parlamentari hanno sfilato nel cortile davanti ai giornalisti. "Siamo molto preoccupati - ha detto Simona Malpezzi - siamo di fronte a una democrazia di un blog che sconfigge la democrazia parlamentare".


E il senatore M5S Giurrusso ha risposto con il gesto delle "manette", incrociando i polsi, rivolto ai parlamentari dem che lo stavano contestando. La protesta contro il pentastellato, che poco prima aveva detto "io non ho i miei genitori agli arresti domiciliari", si è accesa.

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La polemica è montata anche in Rete, fino alla censura del gesto di Giarrusso da parte del Guardasigilli Bonafede ("Non deve permettersi"). Meno duro Luigi Di Maio: "La situazione gli è sfuggita di mano, c'erano i senatori dem che urlavano contro di lui, c'era pressione". Di Maio poi replica al Pd: "Magari quelli che urlavano oggi onestà, onestà, sono gli stessi che in passato hanno votato a favore dell'immunità parlamentare". E Beppe Grillo, nel suo spettacolo a Roma: "Adesso basta aggredire gli altri. Loro con onestà e noi con il gesto delle manette".



Parola all'Assemblea entro 30 giorni

Dopo la decisione della Giunta la parola passa all'Aula del Senato per il pronunciamento definitivo sul 'caso Diciotti'. L'Assemblea di palazzo Madama deve esprimersi entro 30 giorni. In base al regolamento del Senato, per ribaltare il parere della Giunta servirebbe la maggioranza assoluta dei componenti. Il voto dell'Aula, in ogni caso, sarà a scrutinio palese.
 

Pizzarotti elenca le regole "tradite"

Intanto il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti - che ha lasciato i 5Stelle nel 2016 - in un post che spopola su Facebook elenca tutte le regole che sarebbero state tradite dal Movimento. In principio - scrive - era il "tutto in streaming", in nome della trasparenza nei confronti degli elettori. E poi "mai alleanze con i partiti, con specifica menzione per la Lega" e il no alle intese post elettorali fra partiti, che si è risolto in un "vanno da soli e poi 'inciuciano' con la lega. Ah no, ora è un contratto". Passando per il diktat sui "candidati scelti dalla base durato finchè quelli scelti dalla base sono andati bene alla dirigenza, dopodichè sostituiti d'ufficio" e la "rotazione dei capigruppo in parlamento: sparita". Fino al mantra su "mai più governi non eletti (poi vanno al governo con un presidente del consiglio che non si era candidato tale e con una coalizione che non si era presentata alle elezioni)" e sulla legalità: "nessun indagato: è durata fino al primo indagato M5S e ad ogni nuovo indagato si corregono le interpretazioni. Regole sempre applicate per i nemici e interpretate per gli amici".


 
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