18 febbraio 2019 - 16:37

La sfida del Terzo settore dentro l’Isola che c’è

Sono le imprese sociali a produrre posti di lavoro in una regione con la disoccupazione al 23% Anche su povertà, minori, migranti e donne a muoversi è il volontariato: «Palermo non è più soltanto mafia»

di Salvo Toscano

In un contesto di diffuso disagio, con indicatori che raccontano quanto ci sia ancora da lavorare sulla strada dello sviluppo sostenibile, il Terzo settore a Palermo e in Sicilia muove comunque i suoi passi e ha una ricaduta occupazionale significativa. L’arcipelago di associazioni e cooperative sociali nell’Isola conta infatti (dato Istat 2016) più di 42mila dipendenti: un numero che è cresciuto in misura esponenziale negli ultimi dieci anni. Il 20,4 per cento delle istituzioni non profit siciliane ha dipendenti e il dato è ben al di sopra della media nazionale. Uno dei pochi indicatori positivi, in verità. Basti citare, per avere un riferimento, i numeri del Rapporto Asvis 2018 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda Onu 2030, che vede la Sicilia al di sotto della media nazionale per una gran parte degli indicatori analizzati, dalla povertà alla salute, dall’istruzione al «lavoro dignitoso». In una regione con un tasso di disoccupazione del 23 per cento, il doppio della media nazionale, la ricaduta occupazionale del Terzo settore è però un elemento confortante. Pur tra mille difficoltà. Per esempio quelle legate ai bilanci degli enti locali, con cui lavorano cooperative sociali (sono 1.731 vale a dire l’8,4 per cento delle istituzioni non profit: altro dato quasi doppio rispetto alla media nazionale) e associazioni (17.677). «Ci sono decine di Comuni siciliani in dissesto e pre-dissesto - traduce il presidente di Confcooperative, Gaetano Mancini - e questo mette a rischio non solo le coop ma soprattutto i servizi, provocando di conseguenza danni agli utenti».

Vecchie e nuove povertà

In Sicilia la spesa annua per servizi sociali sfiora i 400 milioni di euro. Si tratta di uno dei dati più bassi in Italia. Guardando i dati elaborati dall’Istat infatti la spesa pro capite è di 78 euro contro, per esempio, i 160 dell’Emilia-Romagna, i 292 del Friuli Venezia Giulia, i 517 della Provincia di Bolzano. Va detto però che questo dato è migliore di quelli delle altre regioni del Sud Italia. E il capoluogo? La spesa sociale del Comune di Palermo ammonta a circa 98 milioni annui. Circa un terzo di questa somma proviene da fondi comunali. Il resto, più di 60 milioni, è finanziato con trasferimenti da Stato, Regione e Unione europea. Di questi, 40 milioni arrivano dal Piano operativo nazionale (Pon) «Inclusione» e dal Pon «Metro». Tra le misure adottate nell’ultimo anno e mezzo dal Comune l’apertura di quattro nuovi centri di accoglienza per persone senza dimora, che si sono aggiunti all’unica struttura prima esistente. A Palermo i senza fissa dimora per l’Istat sono 2.800 e ben 1.400 sono ospitati dalle tre strutture della Missione Speranza e Carità fondate dal francescano laico Biagio Conte e visitate l’anno scorso da Papa Francesco. Attorno ai senza casa si muove un volontariato massiccio, che si affianca all’assistenza «su strada» offerta dal Comune. Lo stesso mondo di attenzione e generosità che si è mobilitato sul tema dell’accoglienza ai minori stranieri non accompagnati: dei 10.787 censiti in Italia dal ministero degli Interni nel dicembre scorso, 4097 sono in Sicilia, pari al 38 per cento del totale. Ma a fronte di questi numeri è proprio qui che sono nate esperienze di singole associazioni e di reti di accoglienza, compresa quella dei tutori volontari. Sempre a proposito di volontariato, i dati più aggiornati del Cesvop (Centro servizi per il volontariato di Palermo) raccontano di circa 450 organizzazioni attive nel capoluogo, una fetta importante della galassia del volontariato siciliano che conta 23mila volontari attivi, dato consistente seppure inferiore alla media nazionale. E una delle attività principali del Terzo settore a Palermo e in Sicilia, strettamente intrecciata con i progetti di rinascita dei quartieri, è la lotta alla povertà. Così come i servizi per i minori, per i disabili e di accoglienza ai migranti. «Il volontariato in Sicilia c’è. I punti deboli - spiega Giuditta Petrillo, presidente del Cesvop - riguardano l’aspetto organizzativo: ci sono molte piccole organizzazioni che spesso non si riescono nemmeno a censire, non si fanno attività di fundraising e non c’è una sollecitazione pubblica per il contributo dei cittadini attraverso il 5 per mille. La gran parte delle organizzazioni censite hanno introiti al di sotto dei 5mila euro ed è legata ai territori, con poco sviluppo di rete».

Tra pubblico e privato

La giunta comunale ha tuttavia introdotto negli ultimi anni una novità importante proprio sul fronte dei rapporti tra pubblico e privato: «Stiamo attivando un sistema di accreditamento complessivo per permettere agli utenti di scegliere da chi farsi assistere», spiega l’assessore alla Cittadinanza Solidale Giuseppe Mattina. Si riferisce alle tante cooperative sociali operanti in città: un centinaio si occupano di minori, una cinquantina di assistenza ai disabili, una decina di disagio psichico. Il modello è quello di «una città che si fa carico dei più fragili», prosegue Mattina, indicando come esempio virtuoso l’esperienza dell’affido familiare dei minori, che ha permesso di ridurre a poche centinaia il numero dei ragazzi istituzionalizzati. «Questa è una città che accoglie, i palermitani sanno moltiplicare le risorse a disposizione», dice Mattina. Una sfida titanica visto il tasso di povertà in città, con 60 mila famiglie che hanno un reddito Isee inferiore a 5.000 euro. Impegno sociale e azioni in favore dell’occupazione camminano insieme. Maria Rosa Lotti, dell’associazione Le Onde, coordina la Rete antiviolenza che unisce soggetti pubblici e privati: «Abbiamo delle donne che stanno avviando un’attività di impresa, nel turismo o nella gastronomia, uscendo da un percorso antiviolenza in cui sono state seguite», racconta.

Cultura e beni confiscati

Crescono produzione e occupati anche nelle cooperative sociali che gestiscono i beni confiscati alla mafia, come riporta uno studio del 2018 di Scs per Legacoopsociali. La galassia di enti e associazioni antimafia in Sicilia beneficia di finanziamenti dei ministeri dell’Interno e dell’Istruzione ma anche della Regione siciliana. E ovviamente Terzo settore è anche cultura, turismo sostenibile e valorizzazione del patrimonio culturale, un settore che sta beneficiando del trend in crescita del turismo a Palermo e in tutta la Sicilia. «Palermo non è più la capitale della mafia ma è la capitale delle culture, la capitale della accoglienza in tutte le sue accezioni, anche quella rivolta ai turisti», ha detto il sindaco Leoluca Orlando commentando l’ennesimo riconoscimento internazionale ottenuto dalla città. Si comincia (anche) da qui.

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