17 febbraio 2019 - 23:30

Pro Piacenza, ci vorrebbe una Var che metta fine a una farsa ridicola stile scapoli-ammogliati

Non passerà alla storia, ma resterà nel libro nero del calcio una partita così, con una squadra che da dopo la bancarotta non è in condizione di presentarsi regolarmente in campo

di Giangiacomo Schiavi

Pro Piacenza, ci vorrebbe una Var che metta fine a una farsa ridicola stile scapoli-ammogliati
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(Twitter)
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V isto che è una farsa, ci vorrebbe il titolo di una commedia del poeta dialettale piacentino Egidio Carella per esorcizzare i numeri da ping pong di una partita come questa: «Oh, che rattassada!», che vuol dire «che bastonata», ma si può leggere anche «che vergogna», e sarebbe certamente più giusto. Perché il Pro Piacenza che trasforma la serie C in un campionato tra scapoli e ammogliati non ha attenuanti, mettendo in campo sei ragazzini e un massaggiatore per fare numero; e il Cuneo che infierisce giocando praticamente a porta vuota è ancora meno elegante, in quanto vincere è importante, ma accanirsi è feroce. Non passerà alla storia del calcio, ma resterà nel libro nero dello sport una partita come questa, con una squadra che da mesi non è nelle condizioni di presentarsi regolarmente sui campi di gioco, dopo la bancarotta della società.

Dimostra l’incapacità dei dirigenti sportivi di gestire un fallimento a campionato avviato e l’assenza di etica di chi per evitare la radiazione del club è disposto al tutto per tutto. Il Pro Piacenza non è una nobile decaduta, come l’altra squadra cittadina che dopo una lunga crisi guida la classifica nello stesso girone della serie C. Ha un dignitoso passato nei campionati dilettanti, una storia da figlio di un dio minore in una città dove non c’è spazio per due protagonismi. Eppure il Pro era riuscito negli anni, con caparbietà e robuste iniezioni di finanza, a scalare le classifiche fino all’ambitissima serie C. Il cambio di proprietà e una campagna acquisti esagerata, aveva lasciato qualche illusione. Subito dissolta con le rate da pagare per gli stipendi dei calciatori e gli incerti di un campionato segnato da mille traversie e slittamenti. Ci voleva una Var, un cartellino rosso anticipato, per mettere fine a una farsa che dura da più di un mese, cominciata con il ritiro dei calciatori e il ricorso alle formazioni giovanili. Non ci volevano l’umiliazione e una beffa che fa male al calcio, fa male allo sport e fa male a Piacenza, città che ha appena subito un altro smacco con il casello autostradale sottratto a beneficio dei comuni del Basso Lodigiano. Piacenza Nord non esiste più, un po’ come il Pro Piacenza, che ieri si è dissolto sotto una valanga di gol, con poco onore e senza gloria.

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