ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùil report del dipartimento commercio

Usa: l’import di auto minaccia la sicurezza nazionale

dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam

Accordo Ue, in 10 anni taglio 37,5% emissioni CO2 auto

2' di lettura

Le auto importate negli Stati Uniti sono una minaccia per la sicurezza nazionale. È quanto sostiene un report del Dipartimento al Commercio Usa, che verrà consegnato oggi alla Casa Bianca, ma che non sarà subito diffuso, al termine di un’indagine avviata a maggio, su invito del presidente Donald Trump per verificare la portata del danno causato alla manifattura americana dalle auto straniere.

Più volte Trump lo scorso anno ha ripetuto il suo disappunto per la diffusione negli Stati Uniti dei marchi premium tedeschi: «Non voglio più vedere sfrecciare sulla Quinta strada tutte queste Bmw e Mercedes». La tesi di fondo del report del Commercio - e cioè che l’import di auto e di componentistica danneggi la sicurezza nazionale - ha una «risposta positiva», dicono fonti del Dipartimento Usa. Presupposto indispensabile per giustificare eventuali dazi sull’auto Ue del 25 per cento.

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«Non voglio più vedere sfrecciare sulla Quinta strada tutte queste Bmw e Mercedes»

Tanto è bastato per provocare ieri la reazione della cancelliera Angela Merkel che alla Conferenza di Monaco, davanti al vice presidente Usa Mike Pence, ha tuonato contro le politiche protezionistiche americane, difendendo il multilateralismo. «Il ministero del Commercio americano classifica le auto europee come un pericolo per la sicurezza nazionale. Questo per la Germania è spaventoso». L’industria dell’auto tedesca negli Stati Uniti dà lavoro a 118mila persone, nel 2018 ha prodotto 750mila veicoli, il 56% esportati in Cina ed Europa. Merkel ha ricordato che Bmw è il primo esportatore di auto made in Usa e ha detto di non capire perché le auto prodotte in South Carolina siano meno minacciose di quelle prodotte in Baviera, auspicando una soluzione. A giugno durante la visita alla Casa Bianca del presidente della commissione Jean-Claude Juncker, Trump aveva acconsentito a mettere da parte l’ascia da guerra con l’Europa, stabilendo una tregua alla sua idea di introdurre dazi sull’auto.

Gli eventuali dazi sulle auto straniere potrebbero essere un clamoroso boomerang per gli Stati Uniti. Uno studio della Tax foundation stima in 700mila posti di lavoro in meno la potenziale perdita per gli Usa. A dicembre gli executive dell’auto tedesca avevano avuto un incontro alla Casa Bianca per cercare rassicurazioni e confermare gli investimenti previsti. Volkswagen ha appena annunciato al Salone di Detroit un accordo industriale con Ford per produrre negli stabilimenti della casa americana pick-up e veicoli commerciali leggeri, modelli elettrici e a guida autonoma. Negli ultimi giorni però Vw ha frenato sulla prima tranche di investimenti da un miliardo, in mancanza di certezze sulle politiche Usa.

Trump ha ora 90 giorni di tempo per prendere una decisione. La Ue è preoccupata della possibilità di nuove sanzioni, dopo i dazi imposti a giugno su alluminio e acciaio europeo. Un portavoce della commissione ha già fatto sapere che se gli americani riapriranno il capitolo dei dazi auto l’Europa è pronta a rispondere con misure altrettanto penalizzanti per i prodotti Usa. Di certo, il report del Commercio alza la posta della partita.

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