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Ue, la riforma del copyright avanza ma la partita non è chiusa

Lʼaccordo raggiunto dopo tre giorni di negoziati deve ricevere lʼok finale degli Stati membri e della plenaria del Parlamento europeo

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Contro ogni aspettativa e nonostante la lobby dei "big" del web, la riforma Ue del copyright avanza e si avvicina al traguardo, anche se la partita non è ancora chiusa.

L'accordo raggiunto dopo tre giorni di negoziati deve infatti ricevere l'ok finale di Stati membri, già spaccati sul mandato negoziale con l'Italia contraria, e plenaria del Parlamento europeo, dove tra luglio e settembre si è giocata una dura battaglia in cui gli eurodeputati sono stati oggetto di forti pressioni.

Le nuove regole riconoscono infatti più diritti a editori, giornalisti, artisti e creativi nei confronti delle grandi piattaforme online come Google, Youtube o Facebook. L'obiettivo è garantire al mondo della cultura - che ha subito espresso soddisfazione, dagli editori di Enpa e Aie ai musicisti di Impala, oltre alla Francia, da sempre strenua sostenitrice della riforma - un'equa remunerazione da parte di chi ne sfrutta a scopo di lucro opere e pubblicazioni, con i grandi del tech ma anche i consumatori europei profondamente critici.

Il percorso della sudata intesa raggiunta giovedì in tarda serata resta accidentato. L'Italia, secondo fonti Ue, resta contraria a quanto contenuto nell'accordo, e così alcuni degli altri Paesi che già venerdì hanno votato contro il mandato negoziale alla presidenza romena (vi erano stati anche Olanda, Lussemburgo, Svezia, Finlandia, Polonia, Slovacchia e Malta, oltre alla Slovenia astenuta). "Lega e M5s, opponendosi a questa direttiva in sede di Consiglio, non hanno solo cambiato la tradizionale posizione italiana a favore dei creatori di contenuti, ma hanno anche provato a fare un favore alle grandi compagnie del web alle spalle dei cittadini", ha denunciato l'eurodeputato Pd Nicola Danti, sostenitore invece della riforma.

Ci sarebbe comunque, spiegano le fonti, una maggioranza qualificata, grazie anche al sostegno chiave di Francia, Germania - che hanno sbloccato la situazione trovando un compromesso sull'esenzione delle Pmi dalle nuove regole - e Gran Bretagna. "Una grande vittoria dell'Europa che protegge, un'Europa della cultura e della creatività", ha infatti twittato soddisfatto il presidente francese Emmanuel Macron.

Al Parlamento europeo il primo voto sarà la prossima settimana, tra il 18 e il 20, alla Commissione affari giuridici, e poi passerà alla plenaria, presumibilmente alla seconda di marzo, cioè la penultima di questa legislatura. L'esito del voto, se rispecchierà quello di settembre, dovrebbe essere positivo, ma questo non viene dato per scontato da nessuno. A partire da editori, musicisti e società di gestione dei diritti, che hanno tutti lanciato un appello ai 28 e agli europarlamentari a dare il loro ok finale "senza ulteriori ritardi".

"Le nostre nuove regole mirano a mettere fine all'attuale far-west digitale", ha assicurato il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, mentre si tratta di una "opportunità sprecata" per Mozilla e di un "esito deludente" per l'associazione dei consumatori Beuc. Google ha invece preso tempo, dicendo di voler "studiare il testo" per decidere il da farsi. "E' un buon compromesso" anche se "non tutti sono contenti" perché, ha ricordato il vicepresidente della Commissione Ue Andrus Ansip, "per molti dei maggiori attori si tratta di una questione di denaro".