La Camera dei Comuni ha respinto un emendamento alla linea della premier Theresa May sulla Brexit promosso dalla leadership dell’opposizione laburista che avrebbe imposto al governo il 26 febbraio come termine ultimo per sottoporre alla ratifica un accordo di divorzio con l’Ue. E, in caso di flop, di cedere il passo al Parlamento e a possibili strategie alternative trasversali in modo da evitare il no deal. Il testo è stato bocciato con 306 voti a favore contro 322. Ora è atteso il voto altri due emendamenti anti-governativi.

Bocciatura senza sorprese ai Comuni anche per il secondo di una nuova serie di emendamenti anti-governativi sulla Brexit, una proposta presentata dall’opposizione indipendentista scozzese dell’Snp che chiedeva la revoca dell’articolo 50 per l’uscita dal Regno Unito dall’Ue in mancanza di accordo approvato prima del 29 marzo e la richiesta a Bruxelles almeno di un rinvio di tre mesi. Il testo ha ricevuto 93 sì e 315 no.

Il governo appare tuttavia a rischio sulla mozione finale – che va al voto ora, dopo il ritiro di un terzo emendamento – a sostegno della propria linea ufficiale. Linea improntata al tentativo di ottenere modifiche sul contestato backstop per i confini irlandesi dell’accordo di divorzio dall’Ue già bocciato a Westminster a gennaio. Ma nel contempo non ribadisce per iscritto che l’opzione di un no deal resta sul tavolo (al di là delle rassicurazione verbali date oggi dal ministro Stephen Barclay) e quindi scontenta i falchi brexiteers ultrà della maggioranza Tory.

Il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha detto che il governo May “non ha maggioranza”, si è detto sorpreso che la premier non fosse presente in aula al voto e l’ha sfidata a presentarsi subito a Westminster senza aspettare il 26 febbraio. Corbyn ha denunciato il rischio crescente di una Brexit no deal con l’avvicinarsi dell’uscita ufficiale dall’Ue del 29 marzo.

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