SISTEMA DI VOTO

Piccoli Stati Ue contrari all’abolizione dell’unanimità in materia fiscale

di Beda Romano

A sinistra, il presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze portoghese, Mario Centeno, con il vicepresidente della Bce Luis de Guindos (Epa)

2' di lettura

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Si è confermato difficile da raggiungere l'obiettivo della Commissione europea di abolire l'unanimità in campo fiscale. La prima discussione a livello di ministri delle Finanze ha mostrato martedì non poche divergenze tra i paesi membri. Gli stati membri più piccoli sono nettamente contrari. Hanno paura di subire la posizione dei paesi più grandi e di assistere a una erosione della loro sovranità nazionale in un ambito di cui sono tradizionalmente gelosi.

«Stiamo proponendo un approcchio passo passo per usare in campo fiscale non più l'unanimità ma la maggioranza qualificata», ha detto in una conferenza stampa a Bruxelles il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis. «Le divergenze tra i paesi membri sono notevoli. Al tempo stesso proprio l'unanimità ci impedisce di fare progressi in questo settore». La proposta è stata presenta dall'esecutivo comunitario in gennaio (si veda Il Sole/24 Ore del 16 gennaio).

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Non sono mancate le critiche di almeno cinque paesi: Svezia, Malta, Lituania, Lussemburgo e Olanda. La ministra delle Finanze svedese Magdalena Andersson ha spiegato che di solito «in giro per l'Europa i parlamenti ambiscono ad avere maggiori poteri, non minori poteri». Come dire che il passaggio dall'unanimità alla maggioranza equivarrebbe a una erosione del potere nazionale. «Mi aspetto molto scetticismo da parte di molti paesi e da parte di molti parlamenti».

Di avviso simile il ministro delle Finanze maltese Edward Scicluna: «Non è solo un problema di sovranità (…) Perché per risolvere le questioni dobbiammo dare potere ai paesi più grandi? Guardiamo al dibattito sull'idea di creare una tassa digitale: tra le altre cose, è giusto tassare il fatturato piuttosto che i profitti, come è stato proposto? (…) Anziché puntare alla maggioranza qualificata, imponendo la volontà dell'altro, è più importante discutere e convincere».

Il ministro delle Finanze lussemburghese Pierre Gramegna ha invece definito «molto importante» la scelta di preservare l'unanimità in questo campo. Proprio il granducato da anni sta bloccando l'adozione nell'Unione europea di una base imponibile unica. L'Irlanda dal canto suo sta ostacolando l'introduzione di una imposta digitale per tassare in modo più equo le grandi aziende il cui business si svolge principalmente su Internet ed è tendenzialmente immateriale.
Costretta a chiedere l'unanimità per effettuare il cambiamento di regime, la Commissione sa che il suo obiettivo non sarà facile da raggiungere. Bruxelles propone che l'abolizione avvenga gradualmente. Quattro le tappe: prima di tutto nel settore della cooperazione nella lotta contro l'evasione fiscale; poi in tutti quei settori nei quali la tassazione è uno strumento di altre politiche, ambientali o energetiche; successivamente, nel campo dell'IVA); e infine (entro il 2025) nei dossiers più delicati (la tassa digitale).

La possibilità di passare dall'unanimità alla maggioranza nelle decisioni comunitarie è stabilita dai Trattati, che prevedono le cosiddette clausole-passerella. È necessaria la decisione unanime del Consiglio europeo e il benestare dei parlamenti nazionali. È evidente che non sarà facile, tanto più che la materia fiscale viene considerata competenza nazionale e che il principio dell'unanimità è ritenuto un modo per proteggere la sovranità nazionale.

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