13 febbraio 2019 - 22:16

Giovanni Rana: «Domenica e feste? No ai negozi chiusi, danni anche per noi produttori»

Il fondatore del gruppo Rana: «Rischi per i posti di lavoro sulla filiera. E alla fine saranno favoriti solo gli acquisti online»

di Rita Querzè

Giovanni Rana, a destra, con il figlio Gian Luca, amministratore delegato Giovanni Rana, a destra, con il figlio Gian Luca, amministratore delegato
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Premessa: Giovanni Rana non parla volentieri di politica. Fategli domande su tutto — tortellini, ripieni, produzione, stabilimenti, mercati — e lui vi risponderà con la stessa amabilità che traspare dagli spot. Ma la politica, no. Perciò deve essere davvero preoccupante la situazione se oggi questo antesignano dei rider — ha iniziato consegnando la pasta fresca a domicilio con la sua bicicletta — ha deciso di derogare alla regola della casa. Per mandare un messaggio a chi esaminerà in Parlamento il disegno di legge del governo che introduce chiusure festive e domenicali obbligatorie dei negozi: «Attenti — dice —, la materia è delicata. L’impatto non sarà negativo solo per il mondo del commercio.
Anche le aziende produttrici verranno danneggiate». Teme di vendere meno tortellini?
«No, mi scusi, non è un’eventualità. Parliamo di una certezza. Obbligare a chiudere la domenica vuol dire mettere in difficoltà anche le aziende che producono ciò che si trova sugli scaffali».
Ma gli italiani non si metteranno a dieta perché ci sono i negozi chiusi...
«No guardi, non è detto che si recuperino negli altri giorni della settimana tutte le vendite che ora si fanno di domenica. E io posso permettermi di non angustiarmi troppo perché il 60% del nostro fatturato ormai viene fatto all’estero».
Nei suoi stabilimenti si lavora di domenica?
«No, ma di sabato sì. Vede, il punto è dare al consumatore quello di cui ha bisogno, il resto viene di conseguenza. Posso farle un esempio?».
Prego.
«Noi abbiamo sette stabilimenti, uno di questi è negli Stati Uniti, vicino a Chicago. Agli americani piacciono i tortelli grandi. Per noi italiani il peso ideale è 8 grammi. Negli Stati Uniti li abbiamo proposti di 25 grammi. Infatti i consumatori ci hanno premiato. E adesso puntiamo a raddoppiare lo stabilimento».
Cosa c’entra?
«C’entra. Ormai sono tantissimi gli italiani che trovano comodo fare la spesa la domenica. Non tenere conto delle loro esigenze non fa bene a nessuno. Andare incontro al consumatore: questa è la religione di chi fa impresa. E alla fine tutti ne hanno vantaggio. L’occupazione si crea in tutta la filiera. Questo è l’abc».
Anche secondo lei le chiusure domenicali obbligate premieranno chi vende online?
«Certo! È proprio così. E questo vale anche per il fresco, in prospettiva. Negli Stati Uniti le portinerie di molti edifici sono già attrezzate con maxi frigoriferi per conservare il fresco ordinato online».
Come vede il 2019 dell’Italia. Teme la recessione?
«Il governo parla di un nuovo boom economico. Tra sei mesi potremo verificare se è davvero così». Cosa serve alle imprese? «Per cominciare due cose, entrambe a costo zero. Più certezze sul piano delle norme. E meno burocrazia. Negli Usa ho avuto in due mesi il via libera per la costruzione dei nostri oltre 20 mila metri quadrati di stabilimento. In Italia non sarebbe mai accaduto».

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