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Se le mamme sono due. La regista Di Tommaso: "Un film nato da un'abbondanza d'amore"

Dal 14 febbraio nelle sale Mamma + mamma che racconta il desiderio di maternità di due donne innamorate e i tentativi di realizzarlo in Spagna con la procreazione assistita. All'anteprima romana anche la senatrice dem Cirinnà: "Invito i ministri Salvini e Fontana a vederlo"

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"È un film nato da un’abbondanza d'amore": così la regista molisana Karole Di Tommaso, 33 anni, spiega emozionata la gestazione della sua opera prima Mamma + mamma al Nuovo Cinema Aquila. Poche parole che hanno radici nella natura di una commedia leggera, fresca e autoironica, che unisce cuore e cultura contadina con semplicità e passione civile.

La storia riguarda Karole e Ali (vezzeggiativo di Alessia), interpretate da Linda Caridi e Maria Roveran, due giovani innamorate che sognano di avere in figlio con la procreazione assistita. Per farlo voleranno a Barcellona ma prima dovranno guadagnarsi il denaro necessario: trasformeranno così il loro piccolo appartamento a Bari in un bed and breakfast che condivideranno con insoliti turisti e con l'ex fidanzato di Ali, Andrea, un uomo capace di accettare le sue sconfitte e che resta solidale con la nuova coppia. "Quando noi tre ci siamo dati per la prima volta la buona notte nella stessa camera, mi è stato tutto chiaro – spiega Di Tommaso – Eravamo tutti in cerca di stabilità, avevamo bisogno l'uno dell’altro". Una delle scene più tenere di questa fiaba d’amore contemporanea e universale è quella del coming out della protagonista nel dialogo con il nonno Nicola tra gli ulivi di Guardialfiera in Molise.

'Mamma + mamma', Karole tra gli ulivi con il nonno: il coming out è in molisano


La sceneggiatura, scritta con Chiara Atalanta Ridolfi, è ispirata alla storia vera della regista che si è unita civilmente a Roma con la compagna Alessia e che ha avuto un figlio proprio grazie alla fecondazione artificiale: oggi il piccolo ha due anni e quattro mesi, e si chiama Leòn. "Desideravamo qualcosa di enorme, di costoso – continua la regista – ma noi eravamo piccole e senza particolari risorse. Eppure i sogni non si abbandonano mai, se rischi di perderli devi inventarti qualcosa".  Il film, in sala il 14 febbraio per San Valentino, è distribuito da BiBi Film con il sostegno di Altri Sguardi ed è stato presentato in anteprima al festival Alice nella città.

'Mamma + mamma', la maternità di due donne arriva al cinema: il trailer


La commedia rappresenta in questo senso anche il precariato di molti giovani oggi.
Quando ho deciso di realizzare il film, Alessia, Andrea ed io eravamo tre persone che vivevano in un momento storico fragile. Siamo in una società in cui mostriamo sui social quello che crediamo sia il nostro profilo migliore ma in pochi hanno il coraggio di dire: "Io non ho soldi, cioè lavoro come una bestia ma non arrivo a fine mese", oppure "Siamo quasi quarantenni e viviamo in un buco perché non possiamo permetterci l'appartamento dei nostri sogni". Così ho voluto raccontare questa distanza tra i desideri da bambini e la realtà, la caduta delle aspettative e la frustrazione, questa sofferenza che deriva dall'accettazione della situazione in cui viviamo.

Eppure ha scelto in controtendenza, nella vita e nel film, di mettere al mondo un bambino.
Il fatto che viviamo in un momento storico difficile non vuol dire che si debba smettere di combattere per un sogno e fare sacrifici perché c’è il rischio che, se si molla, si riesca davvero a realizzarlo. Non è che le cose nascono solo in una condizione ideale, anzi, in condizioni sfavorevoli nascono cose belle perché ci si attacca alle cose che si desiderano davvero.


Mamma + mamma è una produzione BibiFilm con Rai Cinema che esce nelle sale a San Valentino. Qualcuno storcerebbe ancora il naso per l'uso di finanziamenti pubblici.
Secondo me la Rai, o chiunque decida di finanziare dei film, dovrebbe investire su opere che rispecchiano tutta la società, non soltanto una parte. Spesso inseguiamo determinate mode: arriva il momento del gangster movie e tutti si ammazzano per anni, ma la società non è solo questa.

Dal film emerge un nuovo concetto di famiglia composta appunto da due donne ma c’è anche la presenza di un uomo: cosa vuol dire per lei ‘famiglia’?
Famiglia per me è dove c’è amore, dove c’è rispetto, dove c’è qualcuno pronto ad aiutarti nel momento del bisogno, a farti realizzare. Nessuna famiglia è perfetta, nemmeno quelle che ostentano normalità. Ma poi che cos’è questa normalità?


Quali problemi riscontra oggi come madre lesbica e come famiglia arcobaleno?
Ci circondiamo di persone che amiamo e che ci amano, tutti creiamo una comfort zone. Il problema è che la legge Cirinnà è passata a metà senza la stepchild adoption, quindi senza la possibilità di adottare il figlio del partner con cui si è uniti civilmente. Attualmente non ho diritti su mio figlio perché la madre biologica è Alessia. Con conseguenze spiacevoli, dall’ospedale al Comune, senza pensare a ipotesi terribili, che non abbiamo nemmeno il coraggio di dire (come la morte del partner biologico).

Questa è la sua opera prima, eppure non ha temuto di portare sullo schermo sua madre, le sue vicine di casa, e Andrea, l’ex di Ali, che non sono degli attori. Come nasce questa scelta?
Volevo che gli attori si confrontassero con persone della realtà, e viceversa, perché quello poteva creare un collante emotivo, un'imprevedibilità e quindi anche un livello più alto di attenzione del pubblico alla recitazione. Il segnale forte è arrivato proprio dalle persone della mia infanzia che alla fine volevano metterci la faccia per dire "Noi siamo così, sia nella fragilità sia nella bellezza".


Per Monica Cirinnà, presente alla proiezione romana, "il fatto che la Rai abbia coprodotto questo film è un buonissimo segno". "Che la più grande azienda culturale di questo Paese lanci il film a San Valentino mostra che tutti gli amori sono uguali e degni di essere festeggiati" – aggiunge la senatrice dem, simbolo delle unioni civili in Italia, che invita il vicepremier Matteo Salvini e il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana a vedere il film: "Quello che loro tengono come modello è ormai uno stereotipo che non esiste quasi più neanche tra noi eterosessuali: la famiglia del Mulino Bianco col matrimonio indissolubile, la mamma e il papà che crescono i bambini è sicuramente una meraviglia di famiglia lì dove si realizza, ma in tantissimi altri casi ci sono famiglie anche ricomposte, ad esempio io sono divorziata risposata con un divorziato. Ma si spera che ogni amore dia sempre gioia e felicità".