13 febbraio 2019 - 21:17

Monica Lazzarin, la scienziata «delle stelle con la coda»: prof universitaria solo dopo un ricorso al Tar

Monica Lazzarin, 56 anni è la co-coordinatrice della «Missione spaziale Rosetta»
che studia la «fisionomia» delle comete. Nello sterminato curriculum incarichi con la Nasa e con l’Esa. Ma per insegnare astrofisica all’ateneo ha dovuto ricorrere al Tar

di Michela Nicolussi Moro

Monica Lazzarin, 56 anni Monica Lazzarin, 56 anni
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È diventata famosa perché è la co-coordinatrice della «Missione spaziale Rosetta», firmata dall’Università di Padova per captare la reale «fisionomia» delle comete, con una sonda lanciata nello spazio nel 1995. Eppure «la scienziata delle stelle con la coda» Monica Lazzarin, 56 anni di Agna (Padova), ha faticato meno a gestire un progetto unico al mondo, a entrare nel gruppo di lavoro dell’Unione astronomica internazionale e in una commissione della Nasa, a firmare 272 pubblicazioni e a partecipare ad altre missioni con l’Agenzia spaziale europea che a diventare professore di seconda fascia nel suo Ateneo. Diversamente dal solito, quest’impresa non le è riuscita al primo colpo, ma al secondo. «Bocciata» al concorso che nel febbraio 2017 metteva in palio due posti per il Dipartimento di Fisica e Astrofisica «Galileo Galilei», la ricercatrice si è vista preferire dalla commissione gli altri due candidati, pur in possesso di un curriculum meno corposo del suo (23 pagine fitte di titoli, nomine, borse di studio, dottorati, docenze, riconoscimenti, tra cui l’Award dell’Agenzia spaziale europea sempre per Rosetta).

Ricorso al Tar del Veneto

E allora, nell’aprile dello stesso anno, ha presentato ricorso al Tar del Veneto, che nel giugno 2018 le ha dato ragione, annullando il concorso contestato e imponendo all’Università di Padova di rinominare la commissione giudicatrice. Che lo scorso dicembre l’ha riconosciuta vincitrice, insieme alla collega giudicata migliore la «prima volta». Ed escludendo il terzo candidato, autore di tre pubblicazioni insieme a due dei commissari iniziali e ora pronto a sua volta al ricorso. Fatto sta che dal primo febbraio Monica Lazzarin può insegnare «Astronomia, astrofisica e fisica della terra e dei pianeti». Ma preferisce non commentare, per evitare nuove polemiche. «Ora spera in un clima di riconciliazione e non di isolamento — spiega Giambattista Scirè, amministratore delegato dell’associazione «Trasparenza e merito», che l’ha assistita e che riunisce 300 docenti universitari e ricercatori vittime di casi simili —. Confida che la sua esperienza possa incoraggiare chi crede nel merito e nella legalità dei concorsi. Monica è rimasta piacevolmente sorpresa dalla celerità del responso del Tar, che tra l’altro non si è limitato a rilevare eventuali vizi di forma, come in passato, ma è entrato nel merito dei contenuti, evidenziando la non aderenza dei commissari ai criteri di valutazione previsti dalla legge».

Accolti sei degli otto motivi alla base del ricorso

Il Tribunale amministrativo ha accolto sei degli otto motivi alla base del ricorso, ritenendo infondate le contestazioni relative alla composizione della commissione (3 e non 5 componenti) e a un presunto difetto di imparzialità della stessa. Accolti invece i rilievi sull’«eccesso di potere» che ha influenzato negativamente la valutazione dei curricula, dell’attività di ricerca e di didattica dei tre candidati, determinando «una disparità di trattamento». Tre esempi su tutti: è stata definita «eccellente» la prima classificata, nonostante non sia mai stata responsabile scientifico di un progetto di ricerca, ruolo invece ricoperto da Lazzarin, giudicata «ottima», un gradino più sotto; alla scienziata delle comete non è stata riconosciuta l’attività svolta nella missione Rosetta; sono state privilegiate le 16 «attività di osservazione spaziale» dell’altra candidata, contro le 44 collezionate dalla ricorrente, e le tre occasioni in cui la «rivale» è stata relatrice di tesi, a fronte delle 28 vantate dalla Lazzarin.

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