«È forse un santo?». Si domanda Franco Branciaroli, a proposito di Jean Valjean. Figura cardine del capolavoro di Victor Hugo “I miserabili”, Branciaroli lo interpreta nell’adattamento di Luca Doninelli diretto da Franco Però, da oggi in scena allo Strehler.

«Non parla quasi: la sua è una forte presenza fisica e psicologica - dice Branciaroli -. Potremmo definirlo un buono, forse un santo: non si ha mai notizia di un suo amore o di una relazione. Però, quando la bambina che ha adottato e cresciuto, manifesta le prime pulsioni amorose, in lui si scatena qualcosa di molto violento, anche contro se stesso. Un buono molto problematico, quindi, esponente di un’umanità che deve ancora venire». Insomma, malgrado sia «un’interpretazione muta (di lui sai per via delle azioni che compie)» per un attore «è difficile trovare personaggi così interessanti». Ma è anche «estenuante». L’incarnazione «del paradosso cristiano: del male che viene ripagato con il bene, quando compie l’ennesimo furto».

Quanto al libro di Hugo, continua l’attore, «affrontato da giovane e lasciato a metà (l’ho riletto ora)», fa parte «di quei 7 o 8 romanzi che sono oltre il romanzo: non necessariamente i più belli, ma intoccabili». Per questo «è stata un’impresa non semplice quella di Doninelli che ne ha trasposto le oltre 1400 pagine in due ore e trequarti di spettacolo».


Teatro Strehler, largo Greppi, fino al 24 febbraio, 26/33 euro

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