fino al 30 aprile

Iva e fattura elettronica, una scadenza ogni 6 giorni

di Cristiano Dell'Oste e Giovanni Parente

Fattura elettronica, dal 1° luglio emissione entro 10 giorni

3' di lettura

Da qui al 30 aprile – termine per la dichiarazione Iva annuale – professionisti e imprese sono chiamati ad affrontare 14 scadenze tra comunicazioni di dati, liquidazioni e versamenti d’imposta. Un appuntamento ogni sei giorni, con la novità assoluta dell’esterometro (28 febbraio). È un calendario fitto, che ha già scatenato le richieste di proroga, e si intreccia con la fattura elettronica. Tra sette giorni c’è la prima data chiave: lunedì 18 febbraio (il 16 cade di sabato) scade per i contribuenti Iva mensili il periodo di moratoria per le e-fatture, che vanno trasmesse al Sistema di interscambio (Sdi) per evitare le sanzioni per l’omesso versamento dell’imposta, come confermato dall’Agenzia a Telefisco.

Fattura elettronica, l'ABC per capire la rivoluzione

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IL CALENDARIO

Le prossime scadenze Iva. A cura di Salvina Morina e Tonino Morina

IL CALENDARIO

I dati delle Entrate indicano che, dopo una partenza al ralenty con il nuovo sistema, i contribuenti hanno accelerato. Tra il 1° e il 18 gennaio allo Sdi erano arrivati 45 milioni di fatture elettroniche (2,5 milioni al giorno). Mercoledì scorso, il totale superava i 130 milioni: questo significa che, tra il 19 gennaio e il 6 febbraio, la media è salita a 4,5 milioni di documenti fiscali trasmessi ogni giorno. Insomma: una volta presa confidenza con i software delle case private e dell’Agenzia, professionisti e imprese hanno ripreso a fatturare.

La domanda, però, a questo punto diventa un’altra: quanto pesa il ritardo accumulato in queste settimane? La stima del Politecnico di Milano di 3 miliardi di documenti per tutto l’anno corrisponde a 8,2 milioni di fatture al giorno. Il che vorrebbe dire che il rischio “collo di bottiglia” al 18 febbraio è tutt’altro che scongiurato. Ma ad attenuare l’ondata di piena ci sono due fattori quasi impossibili da stimare: i contribuenti che quest’anno sono passati al regime forfettario (e continuano a fare fatture cartacee o analogiche) e tutti coloro che liquidano l’Iva su base trimestrale (e possono effettuare l’invio entro il 16 maggio).

Il malumore di tanti professionisti del fisco si spiega guardando il calendario. Ad esempio, il vantaggio dell’eliminazione dello spesometro – che a regime viene superato dalla fattura elettronica – per ora non si è visto: anzi, il 28 febbraio va inviato quello relativo alla seconda metà del 2018.

È in questo scenario che il Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec) ha scritto al direttore delle Entrate, Antonino Maggiore, e al ministro dell’Economia, Giovanni Tria: obiettivo del presidente Massimo Miani allungare fino al 16 marzo la moratoria sulle sanzioni per le fatture elettroniche di gennaio, così da guadagnare 30 giorni in più per l’invio. Ma non solo. Perché la richiesta è stata finalizzata a una più complessiva revisione delle prossime scadenze fiscali, con un’ipotesi di slittamento in avanti anche per i termini dell’ultimo spesometro e del primo invio dell’esterometro. Un punto su cui anche i sindacati di categoria Adc e Anc – tra gli altri – avevano già rimarcato con forza l’esigenza di un ripensamento.

La fattura in formato Xml ha contraccolpi anche per categorie a prima vista insospettabili. L’Anaci, associazione di amministratori condominiali, ha avviato un dialogo con diversi uffici territoriali delle Entrate per accelerare il rilascio dei Pin Fisconline con cui gli amministratori potranno consultare le e-fatture ricevute dai condomìni. Un piccolo adempimento che – proiettato sulle decine o centinaia di codici fiscali relativi agli edifici gestiti da ogni professionista – si tradurrebbe in code agli uffici e lungaggini.

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