io sono il cattivo

“Whitey Bulger” e quel filo rosso tra Boston e Belfast

di Giampaolo Musumeci e Antonio Talia

(Afp)

2' di lettura

Mentre Regno Unito e Irlanda sono scossi dal vento della Brexit, salgono le preoccupazioni per ciò che riguarda il confine fra Irlanda e Irlanda del Nord. Le sei Contee del nord dell'isola, che fanno parte del Regno Unito, potrebbero vedere nuove barriere, anche fisiche con l'Irlanda.
L'attacco bomba del 19 gennaio a Derry (Londonderry per gli unionisti), firmato da New Ira, una costola dell'esercito repubblicano che non ha mai accettato gli accordi di pace del 1998, ha fatto allarmare i servizi britannici. Si teme infatti un rigurgito di violenze e una nuova stagione di scontri.

Derry, insieme ad alcuni quartieri di Belfast, rimane città “calda”, per la sua storia durante i “troubles”, la guerra civile e per l'eredità che quel conflitto ha consegnato alle comunità, cattolica e protestante.
Nonostante ciò, un comunicato dopo l'attentato di Derry, rilasciata dall'Ira, ha precisato che “Tutto questo parlare di Brexit, confini, non ha alcuna influenza sulle nostre azioni”. Come dire, le Sei Contee sono ancora occupate, Brexit o non Brexit la lotta contro Londra continua.

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Benché molti giornalisti e analisti cerchino di collegare Brexit e il rischio di nuove violenze, l'attacco di New Ira a Derry non è comunque una novità. Dal 2008, formazioni e “costole” diverse dell'Ira hanno condotto attacchi bomba e uccisioni verso polizia e guardie carcerarie. I militanti dell'Ira benché indeboliti fortemente dalla repressione e dagli arresti dei servizi britannici continuano a lottare per una riunificazione delle sei contee del nord con l'Irlanda. La nascita di un confine potrebbe essere però un detonatore. Ciò che resta dell'Ira è assai indebolito: pochi membri, poche armi. Siamo lontani dai tempi dei troubles quando i militanti dell'una e dell'altra parte (repubblicani contro unionisti) combattevano strada per strada e i repubblicani ricevevano armi anche dall'estero, spesso dalla diaspora irlandese oltreoceano. Un caso emblematico che risale agli anni 70 è quello di James Joseph Bulger, detto “Whitey” che da Boston oltre a costruire un impero criminale aderì alla causa nordirlandese. Lui, discendente di immigrati irlandesi, quando legge della protesta e della morte di Bobby Sands in carcere il 5 maggio del 1981, decide di impegnarsi attivamente nella causa repubblicana.

Bulger, figura complessa e ricca di chiaroscuri, fu il leader della Winter Hill Gang, un gruppo mafioso di Boston. Controllavano il gioco d'azzardo, lo spaccio di droga, le strade di interi quartieri, e il traffico di armi da mandare in Irlanda, appunto per l'IRA. Colpevole secondo la polizia di Boston di almeno 19 omicidi è stato per lungo tempo intoccabile. Bulger aveva infatti una doppia vita: per anni è stato anche un informatore dell'FBI.

La storia del bandito che ha tramato nella Boston dei gangster, allungando i suoi traffici fino a Belfast, sarà in onda a “Io sono il cattivo” sabato 9 febbraio alle 10,30 e in replica domenica alle 23,30 (versione estesa podcast solo su audible.it, una coproduzione Radio24 e Audible) con tutti i retroscena di una vicenda ambientata nel recente passato, ma che con le vicende della Brexit torna di straordinaria attualità.

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