Sono così triste, così vinta, così inutile. Sono una tossicodipendente. Sono rimasta sola e senza una speranza, ho perso la famiglia che mi ha ripudiata, ho perso gli amici e se voglio compagnia devo accontentarmi di qualche tossico come me o di qualche pusher che mi recupera la dose. Ma non riesco a smettere perché é difficile resistere in questo mondo senza una dose di anestesia, come la chiamava Freddie Mercury. Sono giovane, ma non abbastanza per avere tutte le porte ancora aperte. Ho 30 anni e in questa ricorrenza mi sento ancora più fallita. Vivo con una ragazza di 22 anni che come me combatte con i demoni dell’eroina. Si è questa la mia droga, la peggiore, un’infida circe che una volta che ti cattura non ti lascia più. Ho provato a disintossicarmi al Sert, con il metadone. Ma cosa cambia? In fila con me tante persone ormai «anziane» che reclamano comunque la loro dose di veleno. Allora meglio farla finita prima, senza l’umiliazione di entrare nel girone infernale della finta disintossicazione. La comunità? Rinchiudersi in una prigione per liberarsi dalle catene della droga? Non me la sento. Ogni sera dico che è l’ultima dose e poi ci ricasco. Quelle ore di stordimento sembrano la risposta alle mie preghiere. Forse se avessi la mia famiglia accanto sarei più forte. Ma mia madre e mio padre non vogliono avere più nulla a che fare con me. Ripudiata. Cancellata dalla famiglia e dalla società. E sono fortunata perché ho dei soldi che non mi costringono a battere per strada, a rubare, a mendicare. Sono una bella donna, forse dovrei dire ero. Ma sono sola. Il mio fidanzato mi ha lasciata anni fa quando ha capito che non riuscivo a smettere. Mi ha detto scegli. E io ho scelto l’eroina. Se tornassi indietro farei scelte diverse, ma la vita è impietosa e non ti permette di riarrotolare il nastro. Tutto è cominciato quando avevo 16 anni, per un incontro sbagliato. Un’amica che mi ha portato nel suo gruppo di sballati. Allora il nemico erano i miei genitori che tentavano di strapparmi a quel destino. Ma non ce l’hanno fatta. Si sono arresi. E io non riesco a perdonarli per questo. Come loro non perdonano me.
LARA

Cara Lara,
la tua lettera mi riempie di angoscia. Perché il tuo dramma è quello di tante persone, troppe. In Italia nel 2017 erano 500 mila le persone dipendenti da droghe, mentre 4 milioni quelle che ne hanno fatto un uso saltuario. Un esercito di persone che non solo per leggerezza e stupidità ma anche per dolore, per incapacità di inserirsi in una società sempre più richiedente e giudicante, cerca, come dici tu, «anestetici» per non pensare, per stordirsi, per provare quel piacere che la realtà o anche solo la loro mente nega. E di fronte a tutto questo le famiglie sono sole. Tu mi parli di genitori che hanno deciso di chiuderti la porta in faccia. Non conosco bene la tua situazione, ma quello che so è che spesso le madri e i padri allontanano i figli pensando così di spingerli al recupero. Solo toccando il fondo si può pensare di risalire. E il fatto che tu mi abbia scritto questa lettera significa che stai elaborando la gravità della tua situazione. Perché la droga prima che alla morte porta alla solitudine, alla alienazione. Sono certa che quando tenterai di tornare in superficie abbandonando gli inferi dello sballo i tuoi genitori saranno lì ad attenderti e ad accoglierti di nuovo.


Quando ero adolescente, mi ricordo che in famiglia, a scuola, sui media si era esposti a un sano terrorismo psicologico sui danni della droga. Oggi invece oltre al dibattito sulla liberalizzazione delle droghe leggere c’è solo l’eco di un silenzio assordante. E da anni non viene convocata la Conferenza nazionale sulle dipendenze. I Serd, servizi pubblici per le dipendenze, hanno pochi fondi e personale e così distribuiscono metadone, sostituendo dipendenza a dipendenza. Le comunità sono poche e comunque occorre che il tossico voglia entrarci. Così il peso del problema rimane tutto sulle spalle delle famiglie. Un macigno spesso impossibile da portare. I numeri e le tante vite spezzate parlano chiaro, siamo di nuovo di fronte a un’emergenza creata non solo dalla riduzione del costo delle sostanze ma soprattutto dalla mancanza di informazione sul tema. La Relazione annuale del governo in tema di tossicodipendenze ci dice che il consumo di eroina è aumentato del 10%. I giovani pensano per esempio che sniffare l’eroina sia meno dannoso che iniettarsela. E pensano che gli adulti siano dei fifoni bacchettoni. Che loro possono smettere quando vogliono. Ma non è così, come dimostra la tua lettera. E spero che siano in tanti a leggerla per vedere nelle tue parole l’abisso di dolore, solitudine e paura in cui rischierebbero di cadere. E spero che il governo si risintonizzi sul problema e che convochi dopo 10 anni la conferenza nazionale sulle droghe e sulle dipendenze. Perché parlarne, informare, vigilare è l’unico antidoto possibile. Purtroppo.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI