teatro

Il battito crudele di «Cuore di cane»

di Francesca Motta

2' di lettura

Il folle trapianto di un'ipofisi umana nel cervello del vecchio randagio Pallino per raccontare l'alienazione e l'utopia di una società senza tempo cinica e inferma.
Si può annientare la vecchiaia tetro epilogo della vita? Esiste l'elisir di eterna giovinezza? Si secondo l'ineffabile e venale professore Preobrazenskij, personaggio chiave nato dalla penna di Michail Bulgakov in “Cuore di cane”, in scena al Piccolo nella libera rilettura teatrale di Stefano Massini. Un riadattamento che ci restituisce un'opera, scritta nel 1925 bistrattata e censurata in Russia fino al 1987, che oggi ha un posto d'onore nel pantheon della scrittura profetica intrisa di significati perpetui e modernissimi.

Il battito crudele di «Cuore di cane»

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Nonostante scontato fallimento della sperimentazione scientifica lo spettacolo centra decisamente il bersaglio. La regia di Giorgio Sangati ben asseconda il copione esaltandone i tratti surreali. Sipario aperto sulla scena essenziale di Marco Rossi, uno stanzone dalle sfumature grigio moscovita che si trasforma all'occorrenza in laboratorio e lussuosa casa dello scienziato pazzoide. Dal sottopalco si staglia una tenebrosa gabbia- tunnel da cui erompe la cavia predestinata: il meticcio Pallino, vecchio, pulcioso, bruciacchiato, corpo e voce di Paolo Pierobon che supera sé stesso in una interpretazione ardua e sorprendente. La miracolosa ipofisi di un trentenne, si scoprirà dopo che si tratta di un lestofante senza scrupoli, viene trapiantata nel cervello del bastardino per dar vita all' Homunculus: Pallinov Poligraf Poligrafovic. Miracolo della scienza che muta all'istante in tragicomico disastro. Il cittadino Pallinov è un congegno ad orologeria pronto a deflagrare. Il professore, perfettamente incarnato da Sandro Lombardi, tenta invano la rieducazione e l'omologazione della sua creatura, un ominide con le caratteristiche celebrali di un balordo e un cuore di cane che batte in contrasto.

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Con loro una piccola galleria di individui grotteschi: il servile assistente Bormental di Giovanni Franzoni, la stizzosa cuoca Petrovna di Bruna Rossi, l'ipocrita sguattera Zina di Lucia Marinsalta, l'integerrimo burocrate Commissario del Popolo di Lorenzo Demaria. Tutti partecipano alla riabilitazione di Pallino, alla sua elevazione umana, all’educazione linguistica e al bon ton. I dialoghi sono ferocemente grotteschi, ma le tessere del puzzle che compone l'esperimento sono crepate e non si incastrano. Pallinov disattende tutte le speranze, disubbidente e ingannatore, rompe tutti gli argini simbolizzando il nuovo cittadino sovietico che si scaglia contro passato e borghesia, obnubilato dalla promessa di un'identità che lo libera dal ruolo di cavia e gli assicura un posto di potere nella società, rinnega e denuncia il suo “paparino”. Al creatore ormai conscio del tracollo totale della sperimentazione non rimane che reimpiantare l'ipofisi originaria. Il finale spietato restituisce al randagio, ansimante e affamato Pallino, il suo guaito lancinante che è un monito per la nostra coscienza.

“Cuore di cane” di Stefano Massini libera versione teatrale dal libro di Michail Bulgakov. Regia di Giorgio Sangati. Scene di Marco Rossi. Costumi di Gianluca Sbicca. Luci di Claudio De Pace. Produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d'Europa in coproduzione con Compagnia Lombardi-Tiezzi. In scena al Piccolo Teatro Grassi fino al 10 marzo.

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