Di ridere non se ne parla e allora meglio sprofondare nell’emozione, lasciandosi andare a qualche lacrimuccia. Insomma, piangi che (Sanremo) ti passa.  Anche se in verità non passa per nulla (ogni giorno è una fatica). Calcolando la quota di ore - sono circa 25 - che si raggiungono nelle cinque serate vien proprio da piangere. Ma versare una valle di lacrime non servirà a ridurre la durata dello show. Comunque, in questi giorni all’Ariston commuoversi è d’obbligo (e a volte anche bello).

Quando si ascolta il brano di Simone Cristicchi, Abbi cura di me, è impossibile restare distaccati. Si rimane vincolati alle parole dall’inizio alla fine della melodia, inchiodati a fissare il volto del cantautore, che quando partono gli applausi abbassa il microfono con gli occhi lucidi. 

Il momento più toccante è dedicato a Mia Martini. Baglioni ricorda l’artista, scomparsa nel 1995 a soli 47 anni, insieme alla Raffaele che legge il testo di Oltre la collina. Virginia accompagnata al piano dallo stesso Claudio si lascia trasportare dall’intensità dell’istante. Ricordando la cantante si emoziona anche Serena Rossi (protagonista del film Rai Io sono Mia) che lancia un grido intriso di dolore e rivalsa: «È arrivato il momento di chiederle scusa per tutto quello che le hanno fatto». 

L’Ariston in silenzio anche per Fabio Rovazzi, che dopo un divertente sketch spiazzala platea con una dedica molto intima. A fine numero si rivolge al padre morto anni fa: «A Sanremo lo share è così alto che magari arriva fin lassù. Ti saluto adesso perché allora non ho fatto in tempo».

Infine Alessandra Amoroso, sul palco per festeggiare i dieci anni di carriera, che proprio non riesce a trattenersi. Canta e poi piange, e pure un bel po’. Su Twitter poi commenta la gif di lei in lacrime così: «Perché Sanremo è Sanremo». Appunto, cara, non è il caso di piangere.

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