Dopo giorni di proteste social e di video che girano sul web, la rabbia dei pastori sardi esplode in strada. I blitz scattano di prima mattina, in diverse zone dell’isola. Il messaggio è sempre lo stesso: «Finché non cambieranno le tariffe, il nostro latte non sarà conferito nei caseifici». E allora in centinaia si presentano con la cisterne piene, tutti pronti a riversare per terra migliaia di litri di latte appena munto.

La Statale 131, che è la principale arteria della Sardegna, per tutta la mattina si colora di bianco: ad Abbasanta, al confine tra la provincia di Oristano e quella di Nuoro, i pastori si radunano senza preavviso. Bloccano i camioncini che portano la materia prima alle industrie del pecorino, li bloccano tutti e il carico finisce interamente sull’asfalto.

La superstrada è bloccata, tra urla e momenti di tensione. La polizia ferma il traffico: troppo pericoloso attraversare quel fiume bianco e così la protesta spezza in due tutta la regione. Ma nel frattempo altri gruppi di allevatori si organizzano e invadono piazze e strade. A Macomer, di fronte alla sede del Consorzio del pecorino romano, le taniche vengono svuotate sul marciapiede, mentre nei paesi della Barbagia in tanti si ritrovano a Orune e anche qui la scena si ripete quasi identica. Con lo stesso messaggio.

La trattativa con gli industriali non si sblocca, il tavolo convocato dalla Regione non basta a trovare un accordo sulle tariffe e dalle campagne arriva la minaccia di bloccare i conferimenti per i prossimi giorni. Intanto nel mirino dei manifestanti finiscono sia le cisterne e che i camion che portano nei magazzini dei supermercati formaggi e latticini appena confezionati. Tutto rovesciato a terra, calpestato delle ruote dei mezzi in corsa: la furia dei pastori oramai sembra difficile da contenere.

I commenti dei lettori