Economia

Istat: produzione industriale giù del 5,5%, serie difficoltà per l'economia

Il calo annuale costituisce un record negativo dal 2012. Rispetto a novembre il calo è dello 0,8%. La nota congiunturale dell'Istituto ribadisce la "marcata flessione" dell'attività produttiva e del clima di fiducia, e lancia un allarme sulle prospettiva di tenuta del Paese

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ROMA - Ancora dati negativi per l'industria italiana: la produzione a dicembre segna un calo dello 0,8% rispetto a novembre. Lo rileva l'Istat, spiegando che si tratta della quarta contrazione consecutiva. Su base annua l'indice corretto per gli effetti di calendario risulta in ribasso del 5,5%. Si tratta della diminuzione tendenziale più accentuata dal dicembre del 2012, ovvero da sei anni. In ribasso anche il dato grezzo (-2,5% su base annua). In generale, è piuttosto negativo lo sguardo dell'Istituto di Statistica sulle prospettive economiche attuali del Paese: "L'indicatore anticipatore ha registrato una marcata flessione - si legge nella nota congiunturale mensile - prospettando serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività economica".



La produzione industriale. "A dicembre - spiega l'Istat - diminuisce nuovamente la produzione industriale italiana, con una variazione ampiamente negativa sia su base congiunturale sia in termini annui. La flessione è diffusa a livello settoriale. Dopo il punto di massimo di dicembre 2017, in tutti i trimestri del 2018 la produzione ha registrato, al netto della stagionalità, flessioni congiunturali, con un calo più marcato nell'ultimo trimestre. Ciononostante, nel complesso dell'anno i livelli produttivi risultano in moderata crescita, grazie all'effetto di trascinamento dovuto al positivo andamento dell'anno precedente. Sempre in media annua, si rileva una dinamica positiva per i beni strumentali e per quelli di consumo, mentre sono in flessione i beni intermedi e l'energia".

Nel complesso del quarto trimestre il livello della produzione registra una flessione dell'1,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice destagionalizzato mensile mostra un lieve aumento congiunturale solo nel comparto dei beni intermedi (+0,1%); diminuiscono invece in misura marcata i beni di consumo (-2,9%) e l'energia (-1,5%) mentre i beni strumentali registrano una variazione nulla.

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a dicembre 2018 un'accentuata diminuzione tendenziale per i beni di consumo (-7,2%) e per i beni intermedi (-6,4%); diminuzioni più contenute si osservano per l'energia (-4,4%) e per i beni strumentali (-3,5%). Tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni tendenziali negative. Le più rilevanti sono quelle dell'industria del legno, della carta e stampa (-13,0%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-11,1%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-7,9%).

In forte calo anche la produzione di autoveicoli a dicembre 2018, che su base tendenziale una flessione del -16,6% (dato corretto). Nel 2018 la produzione è scesa del 5,9% rispetto al 2017.

La congiuntura. E' già noto come nel terzo e nel quarto trimestre del 2018 il Pil abbia segnato la seconda variazione congiunturale negativa, entrando in recessione: l'Istat ribadisce che il calo è dovuto principalmente a "una nuova flessione della domanda interna", e che prosegue il peggioramento dell'indice composito del clima di fiducia delle imprese, e le prospettive sono "di serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività economica".

E' vero che, nel complesso, l'intera area euro ha risentito del peggioramento del quadro economico internazionale e soprattutto della frenata degli investimenti, che ha molto penalizzato anche l'economia tedesca. La situazione italiana però appare particolarmente preoccupante perché il maggiore contributo negativo alla frenata del Pil viene dalla "componente nazionale", è collegata al forte rallentamento della produzione industriale, ma poi si segnala anche una flessione delle esportazioni. Segnali negativi anche dalle costruzioni, settore penalizzato moltissimo dalla crisi e che non si è mai ripreso del tutto.