Esteri

Perché Jeff Bezos ha rovesciato il tavolo denunciando il ricatto del tabloid (e cosa ci spiega la sua decisione)

(ap)
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Negli ultimi ventiquattro anni ci siamo abituati a conoscere le decisioni di Jeff Bezos con qualche anno di ritardo. Nel 2017 a un incontro a Washington, raccontò, parlando dei risultati di un trimestre di Amazon, che stava lavorando su cosa sarebbe successo non nei prossimi mesi, bensì in un trimestre del 2020. Organizzare magazzini e trasporti, servizi e prodotti, richiede tempo e pianificazione.

Quando il 5 febbraio, ovvero martedì scorso, gli avvocati di Jeff Bezos hanno ricevuto una email che esplicitava una richiesta di estorsione per non pubblicare delle fotografie intime dell’uomo più ricco del mondo, la decisione pretendeva una risposta ben più rapida. “I hope common sense can prevail - and quickly” (“Spero un po’ di buon senso possa prevalere - rapidamente”), ha scritto in tono vagamente minaccioso il legale del National Enquirer, Dylan Howard.

Bezos ha capito di non avere il lusso del tempo, per una volta. Sia pure supportato da una squadra di legali e investigatori privati senza problemi di budget, ha dovuto decidere. E ha rovesciato il tavolo, pubblicando giovedì sera, due giorni dopo, parte della corrispondenza. Così facendo ha rivelato il gioco portato avanti dal giornale che già aveva pubblicato delle foto private di Bezos e della donna con cui avrebbe una relazione, e che pretendeva un’affermazione pubblica del fondatore di Amazon per fuggire dal sospetto che il movente dell’operazione di gossip fosse politico.

Non è difficile immaginare che i consulenti di Bezos abbiano elaborato un piano A, cedere al ricatto, un piano B, non cedere, e altri compromessi che avrebbero evitato in ogni caso di pubblicare l’email della richiesta. La strada imboccata da Bezos presenta sicuramente delle incognite: nonostante l’email che presenta il ricatto esponga le informazioni in possesso del National Enquirer, non è escluso che il giornale abbia altri assi nella manica. Ma la forza della denuncia potrebbe essere tale da rendere poco credibili eventuali prossime rivendicazioni.

Bezos avrebbe consigliato di agire così a un suo manager? Come si può prendere decisioni in un caso di crisi come questo, e con il rischio di una chiara asimmetria informativa? La prima risposta è che la verità è meno scandalosa di quello che un tabloid voleva vendere: anche l’uomo più ricco del mondo, evidentemente, può scattare una foto allo specchio e mandarla a chi vuole, senza temere moralismi medievali.

Non solo la strategia può spiegare la decisione, ma qualsiasi portavoce aziendale in modalità di crisi potrebbe prendere appunti. Bezos ha scritto la storia in prima persona. Ha scelto i fatti, che a volte, perfino in tempi di fake news, parlano da soli.