Esteri

Iraq, Conte arriva a Bagdad e incontra il presidente

Da qui proseguirà per il Libano, dove il nuovo governo si è insediato da poco più di una settimana

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Per la terza volta in 3 mesi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte vola nella regione del Golfo e continua le sue visite anche in altri paesi del Medio Oriente. In 3 giorni il premier visiterà Kuwait, Iraq e Libano. La prima tappa ieri sera è stata quella in Kuwait, dove Conte si è fermato prima del viaggio di questa mattina in Iraq.

In Kuwait l'Italia mantiene una task force aerea che fa parte della missione militare in appoggio all'esercito iracheno per combattere l'Isis  in quello che fu il "regno" di Saddam Hussein. Con il Paese l'Italia ha ottimi rapporti innanzitutto nel settore energetico ma anche in quello militare: il Kuwait ha acquistato per esempio il caccia intercettore "Efa" dal consorzio internazionale a cui partecipa Leonardo grazie al lavoro dell'Aeronautica italiana, che in Italia adesso addestra molti dei nuovi piloti dell'emirato.

"Sono fiero e onorato di poter portare il pensiero riconoscente del Governo italiano e della Nazione intera alle donne e agli uomini della Task Force Air Kuwait impegnati nella lotta all'Isis", ha detto Conte ai militari italiani che ha incontrato nella base aerea di Al Salem.

A Bagdad questa mattina, invece, il premier italiano incontra il presidente iracheno, il primo ministro e il presidente della Camera. L'Italia in Iraq mantiene ancora un gruppo di soldati a protezione della diga di Mosul, sulla quale un'impresa italiana ha lavorato per alcuni mesi per consolidare la struttura. Quei militari potrebbero presto essere ritirati, anche perché la minaccia di un attacco alla diga da formazioni del Califfato adesso è molto ridotta, visto che il gruppo terroristico al momento è stato decisamente ridimensionato in tutto il Paese.

Dopo la giornata irachena stasera Conte si sposterà in Libano: a Beirut il presidente del Consiglio arriva a una settimana dalla formazione del nuovo governo. Per nove mesi i partiti libanesi non erano riusciti a concludere un accordo. DI mezzo ci sono stati eventi come il "sequestro" del primo ministro sunnita Saad Hariri da parte del suo grande alleato, l'Arabia Saudita del principe ereditario Mohammed Bin Salman. Quella crisi voluta dai sauditi per imporre ad Hariri una politica di distanza dagli sciiti di Hezbollah non ha impedito al premier di continuare il negoziato anche con i partiti sciiti e di raggiungere un'intesa per la formazione del nuovo governo.