Politica

Anac, Cantone pronto a lasciare. Ma precisa: "Non mi dimetto". Pd: "Se va via, grave danno per il Paese"

Raffaele Cantone, presidente Anac 
Rimane in sospeso il tavolo con il governo per far accelerare le procedure su tutti i cantieri, in attesa di una decisione sulla Tav
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Lascerà probabilmente l'incarico di presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) prima della sua naturale conclusione, prevista nel 2020: Raffaele Cantone ha infatti presentato domanda al consiglio superiore della magistratura per concorrere al posto di capo in tre procure. Il magistrato napoletano, fuori ruolo dal 2014 quando è stato nominato all' Anac, si è candidato a Perugia, Frosinone e Torre Annunziata.

Successivamente, in una nota, precisa: "Non mi dimetto da presidente dell'Anac". Conferma di aver presentato domanda al Csm per altri incarichi direttivi "dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale", ma "resta inteso, ovviamente - chiarisce - che non ho alcuna intenzione di dimettermi da presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l'esito della deliberazione del Csm non è affatto scontato".

"Un Paese che perde un baluardo contro la corruzione come Raffaele Cantone è un paese sbagliato. Un governo che fa sentire chi dirige l'Autorità anticorruzione di essere sopportato è un governo pericoloso. Da quasi 5 anni l'attività anticorruzione in Italia, sotto la sua guida, ha ottenuto apprezzamenti in tutto il mondo. La notizia del suo abbandono dell'incarico all'Anac rappresenta una perdita grave per tutto il Paese la cui responsabilità sta nel governo Conte", commenta il deputato dem Emanuele Fiano.

"Per il governo dei condoni il problema è l'Anticorruzione. Noi invece siamo orgogliosi di avere voluto #Anac e di aver lavorato con un servitore dello Stato come #Cantone, lasciato solo dal governo della propaganda", scrive su Twitter il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina.

Mentre il deputato dem Walter Verini aggiunge: "La decisione di Raffaele Cantone di lasciare l'Anac, è un nuovo gravissimo danno inferto da questo governo al Paese". E Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd e membro della commissione Antimafia, conclude: "ll governo autore dell'inutile 'spazzacorrotti' sta smontando le misure e gli strumenti introdotti contro la corruzione e ora si appresta a svuotare il codice degli appalti. Chiederemo subito una audizione del direttore di Anac per approfondire le ragioni del suo abbandono".

In sospeso rimane l'apertura di un tavolo tra governo e Anac per la semplificazione delle norme e la rivisitazione del codice degli appalti. In attesa che si decida sull'analisi costi/benefici sulla Torino-Lione la Lega punta infatti a sbloccare gli altri cantieri e, riferiscono fonti parlamentari, "su questo punto c'è l'accordo con i 5 Stelle. Il 'treno' sulle altre opere infrastrutturali viaggerà su un doppio binario. Il primo è il via libera, preannunciato nei giorni scorsi dallo stesso Di Maio, ai cantieri delle opere in programmazione sia al Sud che al Nord. Il secondo è il decreto, entro i primi di marzo, per accelerare le procedure su tutti i cantieri. Il piano prevede che dalla presentazione del progetto per la realizzazione dell'opera dovrà passare al massimo un periodo di 30 giorni.

 
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