Esteri

Trump e il discorso sullo Stato dell'Unione: i temi chiave

(afp)
Dopo due anni di “monocolore repubblicano”, il presidente se la dovrà vedere con la maggioranza democratica di uno dei rami del Congresso. Il muro e l'immigrazione tra le questioni più importanti
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NEW YORK. Immigrazione, infrastrutture, politica estera, sono i tre temi da tenere d’occhio fra poche ore, nella diretta da Capitol Hill a Washington. Con un ritardo di una settimana imposto dalla presidente della Camera Nancy Pelosi (durante il braccio di ferro sullo shutdown) alle 21 locali il presidente parla a Camere riunite. E’ il discorso sullo Stato dell’Unione, l’appuntamento istituzionale più solenne dell’anno. Stavolta segna l’inizio di una fase nuova per Trump, la coabitazione con una maggioranza democratica in uno dei due rami del Congresso. Se il primo biennio era stato un “monocolore repubblicano”, con la destra che controllava ogni ramo dei poteri (Casa Bianca, Senato e Camera, Corte suprema), ora la capacità di manovra del presidente è limitata. Ed è già aperta di fatto la campagna per l’elezione presidenziale del novembre 2020, con un affollamento di candidature precoci in campo democratico.

Molta attesa riguarda ovviamente l'angolazione che Trump sceglierà stasera sul tema che è stato al centro dello scontro e ha portato alla lunga paralisi dell'amministrazione, cioè l'immigrazione. Per non essere nuovamente sconfitto tentando di inserirlo nella legge di bilancio ordinaria, Trump ha vagheggiato di dichiarare lo stato di emergenza al confine invocando la sicurezza del Paese (una simile dichiarazione gli consentirebbe di stornare fondi da un capitolo all'altro del bilancio federale con atto dell'esecutivo). Sembra però che molti repubblicani siano contrari e questo aprirebbe un nuovo fronte per la Casa Bianca. Stando alle ultime indiscrezioni, non ci sarà la dichiarazione dello stato d’emergenza nel discorso di stasera.

Per non fare la fine dell'anatra zoppa Trump deve inventarsi un'idea bipartisan. Può rilanciare un tema che era già piaciuto in campagna elettorale: il maxi-piano d'investimenti per modernizzare le infrastrutture. Ce n'è un gran bisogno, piace ai democratici, e servirebbe anche a prevenire la prossima recessione.

Sul fronte internazionale il presidente può fregiarsi di alcuni successi e promesse mantenute. Tacciono i test nucleari in Corea del Nord. Il ritiro di truppe da Siria e Afghanistan è esattamente quel che Trump preannunciava in campagna elettorale. America First significa anche quello: occupiamoci dei nostri problemi anziché sperperare ricchezze nell’illusione di fare i gendarmi del mondo. La minaccia dei dazi non ha provocato una Grande Depressione, anzi la reazione cinese almeno sulla carta sembra propendere verso concessioni e un compromesso.

Per la prima volta in uno Stato dell'Unione i democratici scelgono come portavoce - nel ruolo istituzionale di chi parla dopo il presidente a nome dell'opposizione - una donna nera che per di più non ha incarichi elettivi. E' Stacey Abrams, che tentò di farsi eleggere governatrice della Georgia e perse di stretta misura. Molti leggono in questa scelta un'indicazione sul profilo delle candidature che i democratici favoriscono per le presidenziali del 2020. Come dire: il rovescio di Trump, il massimo contrasto immaginabile.