Le coloratissime stoffe wax, arrivate dal Congo, e i pregiati tessuti biellesi. Cuciti assieme dalle mani di donne fuggite da guerre, violenze e miseria che in un minuscolo laboratorio sartoriale di Torino hanno trovato rifugio e una spinta per ricominciare. Il risultato è una linea di T-Shirt per Robe di Becchi, marchio di abbigliamento creato dal duo di giganti del volley - insieme superano i 4 metri di altezza - Matteo Piano e Luca Vettori.

Che cosa c’entrano le magliette con la pallavolo? «Non molto - sorridono gli azzurri -. Hanno invece a che fare con l’altra nostra passione, raccontare attraverso una web radio, Brodo di Becchi, quanto di bello il mondo ha da offrire». Musica, letture, viaggi, riflessioni. «Tanti - raccontano gli atleti medaglia d’argento a Rio 2016 - i temi in cui mettere (bonariamente) il becco. Incluso l’artigianato e i mestieri che rischiano di scomparire». Uno sguardo, il loro, attento all’etica e alla qualità delle lavorazioni. Terreno fertile per il sodalizio con Colori Vivi, progetto di sartoria sociale della Onlus torinese Articolo 10, che offre a donne rifugiate un percorso di formazione professionale e di inserimento lavorativo.

A guidare il gruppo verso l’autonomia un team di ex sarte sotto l’occhio vigile dello stilista Antonino Garigliano

«Con Matteo e Luca ci siamo incontrati durante un convegno sull’imprenditoria sociale al Museo del Risparmio», dice Barbara Spezini, responsabile del progetto. «È un campo a cui ci eravamo già avvicinati grazie a una zia missionaria in Africa che, con una piccola sartoria, offriva impiego ai giovani congolesi - spiega Vettori -. L’incontro con Colori Vivi per noi ha rappresentato la quadratura del cerchio». Le macchine per cucire di Maria, dall’Angola, Kathy, dal Congo e Veronica, nigeriana, lavorano senza sosta. I segni degli abusi sono ancora lì, incisi sui loro corpi. Ma stemperati dall’entusiasmo. A guidarle verso l’autonomia un team di ex sarte sotto l’occhio vigile dello stilista Antonino Garigliano. Colori Vivi ha ottenuto un riconoscimento dalla Kering Foundation, braccio filantropico del gruppo del lusso che ingloba marchi come Gucci e Saint Laurent. «Presto - dice Spezini - daremo vita a un brand tutto nostro: Arten». Con donne rifugiate portabandiera del made in Italy.

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