Sport

Boxe, la leggenda Pacquiao contro il 'cattivo' Broner: luci del ring a Las Vegas

Il faccia a faccia tra Pacquiao e Broner alle operazioni di peso  (reuters)
Stanotte atteso mondiale dei pesi welter. Una contrapposizione di personaggi, tra il mitico senatore delle Filippine, 40 anni, e un avversario che fuori dal ring è pieno di problemi con la giustizia
2 minuti di lettura
LAS VEGAS - Un 'monumento', non solo della boxe ma anche della società. Un 'cattivo' disposto a tutto pur di buttarlo giù. A Las Vegas un mondiale dei pesi welter Wba molto atteso (diretta su Dazn stanotte a partire dalle 3) tra Manny Pacquiao e Adrien Broner. Pacquiao è il monumento, il campione in carica. Su di lui sono stati scritti fiumi di inchiostro, al punto da complicare la ricerca di spunti originali per presentarlo. Quaranta anni compiuti a dicembre, una carriera infinita iniziata addirittura nel gennaio di 24 anni fa. Ha attraversato 8 categorie, e per ognuna è riuscito a portarsi a casa la cintura di campione del mondo. Ha attraversato generazioni di filippini, che lo adorano al punto tale da sospendere qualsiasi attività durante i suoi incontri: quando combatte i maxischermi, a Manila e non solo, sembrano quelli delle grandi capitali europee mobilitate per la nazionali durante i mondiali.

Il popolo lo sostiene non solo quando sale sul ring, ma anche quando va in campagna elettorale. Eletto senatore (per la cronaca, ha anche il grado di colonnello nell'esercito) è vicino alla sua gente e fa molta beneficenza. Definirlo eclettico è riduttivo, se aggiungiamo anche la passione per il canto (in passato ha anche tenuto concerti) e per il basket, con presenze nel campionato filippino. Tante cose, ma soprattutto un pugile straordinario, inossidabile. In molti lo davano per finito dopo il ko subito da Marquez nel 2012: un sinistro corto devastante dopo il quale, a nostro avviso, è comunque iniziata una fase calante. Altri ne avevano decretato la fine dopo il match opaco ma esageratamente ricco con Mayweather, o ancora dopo la sconfitta discussa con Jeff Horn in Australia. Invece PacMan (questo il suo alias) non solo si è risollevato, ma addirittura nel match contro Matthysse, nel quale ha riconquistato il titolo dei welter, si è permesso il lusso di chiudere prima del limite: non lo faceva dal 2009, quando diede una lezione a Miguel Cotto.

Adrien Broner cercherà di sbarrare la strada al mito filippino.L'alias dello statunitense ('The problem') ha un retrogusto autoreferenziale. Certo, i problemi è in grado di crearli ai suoi avversari come testimoniano le 33 vittorie (24 prima del limite) contro 3 sconfitte, tutte ai punti. Elemento di alto livello, campione del mondo in quattro differenti categorie di peso. I problemi però Broner li genera soprattutto a se stesso. Cadute reiterate, l'orlo dell'abisso spesso sfiorato. Arresti in serie: un oltraggio alla corte, il coinvolgimento in una sparatoria con tanto di macchina crivellata di colpi, guida senza patente e senza tutela assicurativa, una citazione in giudizio fatta da un gioielliere per un debito milionario. Addirittura una accusa di stupro rivoltagli da una cameriera. Insomma un tormento che sembra non finire mai, tanto che persino Pacquiao qualche giorno fa ha dichiarato di pregare affinché il suo avversario esca da questo tunnel.

Una sfida degli opposti che attende il giudizio del ring. I bookie danno favorito abbastanza nettamente Pacquiao, che indubbiamente rispetto al suo avversario ha maggiore talento e rapidità di esecuzione. Broner però ha pugno ed è in grado di proporre combinazioni molto efficaci, pressando l'avversario. La differenza può farla la velocità di gambe del filippino, necessaria per evitare giungle pericolose. Però 12 anni di differenza potrebbero farsi sentire: è su quelli che Broner punta per essere lui The problem.
I commenti dei lettori