Un simbolo, un sogno, il regalo di un nome

Le figlie di Grazia ora porteranno anche il cognome della madre
Le figlie di Grazia ora porteranno anche il cognome della madre

Questa lettera è di Grazia Speranza

Ho compiuto 60 anni lo scorso anno e per il mio compleanno ho ricevuto dalle mie figlie un regalo che non avevo osato sognare di ricevere: il mio cognome. Il regalo più bello della mia vita. Entrambe le mie figlie ora hanno il cognome del loro papà, mio marito Massimo, e quello della loro mamma. Solo dal 2000 è diventato possibile in Italia aggiungere al cognome del padre quello della madre. Una legge per molti imperfetta, che pone ancora ostacoli al processo, ma un importante passo avanti”.

“Serve il consenso del padre, deve essere portata una motivazione alla richiesta, è prevista l’affissione della domanda di cambio di cognome e la possibilità di opporsi alla domanda. Il cognome della madre deve seguire quello del padre. Il processo richiede tempo e pazienza, anche perché le pratiche di cambio di cognome, in costante aumento, sono ancora relativamente poche e gli uffici preposti poco preparati a gestirle”.

“A Laura, la mia figlia minore, è servito quasi un anno per arrivare alla fine del processo. A Chiara, che è residente in Inghilterra, ancora di più. Le mie figlie sapevano che per me era importante che avessero anche il mio cognome. Avevo dovuto però farmi forza per parlarne. Un desiderio che mi sono tenuta dentro per tanto tempo, di cui persino un po’ mi vergognavo. In fondo, tutti in Italia considerano un fatto  naturale che i figli portino il cognome del padre.  Naturale non è stato per me. Fin da bambina ho osservato il ruolo secondario delle donne e quanti elementi simbolici lo sottolineano. Il cognome è uno di questi”.

“Crescendo ho voluto dimostrare che non ero da meno dei maschi come invece mi sembrava che molti, quasi tutti, intorno a me pensassero. Soprattutto ho voluto dimostrarlo a mio padre che ha desiderato un figlio maschio che trasmettesse il suo cognome. A mio padre che non ha festeggiato la mia nascita e quella di mia sorella, ma ha offerto da bere agli amici e portato fiori a mia madre quando è nato il terzo figlio, finalmente un maschio. E forse anche a mia madre che ha sempre ricordato quanto felice fosse quando, dopo due cesarei e contro il consiglio dei medici, era rimasta ancora incinta ed era finalmente arrivato il maschio”.

“E il ricordo di mio fratello bambino è legato al suo orgoglio di essere quello che avrebbe portato avanti il cognome di famiglia. Lui non aveva bisogno di dimostrare nulla. Bastava che esistesse. Sono andata all’università contro l’opinione di mia madre, che riteneva sprecato un titolo di studio per una ragazza che si sarebbe dedicata a casa e figli, ma con l’approvazione di mio padre”.

“Ho studiato matematica applicata, la mia passione, e sono diventata professore universitario di ricerca operativa. Mi occupo di modelli e algoritmi per la soluzione di problemi di trasporto e logistica. Faccio ricerca, collaboro con colleghi di tutto il mondo, pubblico articoli scientifici. Sono stata preside di facoltà. Sono attualmente prorettrice vicaria dell’università di Brescia e presidente dell’associazione internazionale di ricerca operativa.  Ho realizzato molti sogni ma quello che ritenevo impossibile l’hanno realizzato per me le mie figlie, con il sostegno di mio marito”.