Sul fronte dei redditi nel 2022 l’Italia è divenuta un Paese leggermente meno “diseguale”. Lo certifica l’Istat che stima come l’insieme delle politiche sulle famiglie abbia abbassato l’indice di Gini (che misura appunto i divari di reddito) da 30,4% a 29,6%, mentre il rischio di povertà si riduce dal 18,6% al 16,8%. I calcoli comprendono gli esiti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022: la riforma Irpef, l’assegno unico e universale per i figli a carico, le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.

Con l’introduzione dell’assegno unico il rischio di povertà per i minori sotto i 14 anni si è ridotto di 3,8 punti percentuali mentre è sceso di 2,5 per quella da 15 a 24 anni. Lo si legge in uno studio Istat sulla redistribuzione del reddito in Italia nel 2022. Il beneficio medio dell'Assegno unico è stimato pari a 1.714 euro (circa 143 euro mensili) per le famiglie che migliorano la propria situazione economica. Gli importi medi più elevati si registrano per le famiglie appartenenti al secondo (2.085 euro) e al terzo quinto (1.949 euro) Tuttavia, la quota più ampia di famiglie beneficiarie appartiene ai primi due quinti che percepiscono anche la quota maggiore di spesa sul totale. Il beneficio in rapporto al reddito familiare è più elevato nei primi tre quinti.

L'introduzione dell'assegno unico determina anche un peggioramento dei redditi per alcune tipologie di famiglie. Per questo sottoinsieme la perdita media è pari a 591 euro (circa 50 euro mensili) . La perdita più elevata si ha nei due quinti più ricchi (rispettivamente 887 e 951 euro) e in quello più povero (752 euro). La percentuale maggiore di famiglie svantaggiate dalla misura e la maggiore quota di perdita sul totale si concentrano nei primi due quinti; la perdita, in rapporto al reddito familiare, è più elevata nel primo quinto. Si tratta di casi in cui l'assegno per il nucleo familiare aveva un importo maggiore del nuovo assegno unico.

Riforma dell’Irpef a vantaggio dei redditi bassi
La riforma ha dato luogo a una diminuzione delle aliquote medie effettive pari all’1,5% per l’intera popolazione, con riduzioni più accentuate nei tre quinti di famiglie con redditi medi e medio-alti. Fra le famiglie che migliorano la propria situazione, il beneficio medio risulta meno elevato nel quinto più povero della popolazione, caratterizzato dalla presenza di contribuenti con redditi inferiori alla soglia della no-tax area, esenti da imposta.

Le famiglie del penultimo quinto assorbono il 31,7% del beneficio totale della riforma dell'Irpef che corrisponde al 2,3% del reddito familiare. Le famiglie che peggiorano la propria situazione, subiscono, invece, una perdita più elevata nel quinto più ricco della popolazione, dove si registra oltre la metà della perdita totale.

Le analisi dell’attuale scenario distributivo – sottolinea l'Istat – tengono conto solo parzialmente degli impatti differenziali tra i diversi livelli di reddito del significativo aumento dell'inflazione, che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti.

Con la rivalutazione delle pensioni 2022, in media +113 euro 
L’anticipo della rivalutazione delle pensioni per quattro mensilità del 2022 per contrastare gli effetti negativi dell'inflazione e sostenere il potere d’acquisto delle pensioni ha portato ad un beneficio medio pari a 113 euro per il 44,9% delle famiglie (0,3% del reddito). Lo si legge nello studio Istat sulla redistribuzione del reddito secondo il quale il beneficio è più elevato si è avuto nel terzo quinto (128 euro) e nel penultimo quinto (140 euro), dove si concentra più del 26% del beneficio totale. Nel quinto centrale (il terzo) si osserva il più alto numero di famiglie beneficiarie, pari al 51,3% del totale con un beneficio medio di 128 euro. Il quinto più povero ha avuto un beneficio medio di 69 euro con il 30,2% delle famiglie coinvolte.

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