FALCHI & COLOMBE

La Bce resta il faro nelle nebbie

di Donato Masciandaro

(Bloomberg)

3' di lettura

La nebbia macroeconomica sta aumentando, non sappiamo quando durerà, ma una cosa è certa: la Bce continuerà ad un essere un faro, indicando la sua rotta di politica monetaria. Non solo: il faro continuerà ad utilizzare tutti e tre i riflettori che si è inventato in questi anni di emergenza. Tre riflettori che si chiamano tassi negativi, operazioni straordinarie sui mercati, annunzi vincolanti, inventati in questi anni di emergenza. Perché al crescere del rischio nebbia, anche il guardiano del faro ha bisogno di discrezionalità. È questo il messaggio che la Bce ha voluto dare all’economia europea e ai mercati. È stata confermata la rotta - la politica monetaria continuerà a essere espansiva, anche se a una velocità ridotta - ma anche le modalità di navigazione - tutti gli strumenti sono potenzialmente attivabili - perché il mare è increspato - l’incertezza - e non si sa per quanto.

Il punto di partenza è il rallentamento della crescita, che si accoppia a una maggiore incertezza complessiva dello scenario macroeconomico, anche per fattori geopolitici. Come la nebbia, della coppia rallentamento-incertezza non si conoscono le caratteristiche. Di fronte a una tale situazione, Draghi ha messo in fila quali sono i punti fermi della strategia Bce. Innanzitutto, finché il porto prestabilito non si raggiunge - una stabilità di medio periodo della crescita dei prezzi al consumo - la rotta di politica monetaria continuerà a essere espansiva. Anzi: la rotta potrebbe essere ulteriormente confermata, se l’incertezza macroeconomica e il connesso rallentamento della crescita dovesse peggiorare. Non tutti sono d’accordo con la rotta scelta da tempo dalla Bce, vale a dire che l’espansione monetaria finirà solo quando la ripresa economica sarà consolidata. I critici - falchi - sostengono che l’ordine dei fattori andrebbe rovesciato. Poiché tale rotta non ha portato finora al porto sperato, e dato che tutto dipende dalle aspettative, forse per riportare l’inflazione alla normalità bisognerebbe prima riportare alla normalità la politica monetaria. Traduzione: occorrerebbe al più presto cambiare rotta - quindi tassi di interesse positivi e fine totale degli acquisti dei titoli - per convincere economia e mercati che la ripresa è robusta. Ma anche le cosiddette colombe non sono affatto contente: la coppia rallentamento-incertezza non va certo affrontata con un rallentamento dell’espansione monetaria, che andrebbe almeno confermata, meglio se rafforzata. La Bce invece difende la rotta della espansione monetaria. Anche ieri Draghi ha ribadito che occorre pazienza: l’espansione monetaria prima ha positivamente colpito la domanda aggregata, quindi la produzione, poi l’occupazione; ora si iniziano a vedere gli effetti sui salari, che poi dovrebbero riverberarsi sui prezzi. Non solo: occorre che la Bce possa sempre continuare a contare sugli strumenti che ha utilizzato in questi anni. Quindi i tassi di interesse continueranno a essere bassi - anche negativi - anche alla luce del fatto che finora l’effetto netto appare essere positivo. Inoltre la Bce fa molto affidamento sulla efficacia delle sue operazioni sui mercati finanziari, le cosiddette espansioni quantitative. Draghi - pur riconoscendo il conflitto di interesse - ha ribadito l’efficacia delle espansioni quantitative, che sono state definite la ragione principale - se non l’unica - della ripresa economica europea. Le operazioni quantitative sono riuscite a ottenere quello che la sola manovra dei tassi - ancorché straordinaria - non riusciva a fare: normalizzare i canali del credito, abbassandone indirettamente la rischiosità con i continui acquisti di titoli sul mercato, privati e pubblici. Certo l’acquisto dei titoli ha fatto crescere enormemente il bilancio della Bce, nonché aumentare la rischiosità di tale bilancio. Ma a chi faceva notare l’aumentato profilo di rischio, Draghi ha replicato che tale profilo appare assolutamente sotto controllo. Anche perché l’obiettivo della Bce è quello della stabilità monetaria, non è certo la massimizzazione aziendale dei profitti; quindi perdite episodiche sono possibili - come nel dicembre 2017 a causa del fallimento della multinazionale Steinhoff - purché siano irrilevanti, anche dal punto di vista della solidità e dell’indipendenza finanziaria della Bce.

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Infine la Bce continuerà con gli annunzi vincolanti: per i prossimi mesi avremo ancora operazioni quantitative, in modo che la liquidità rimanga costante, e i tassi di interesse rimarranno piatti. La Bce continua a prendere decisioni vincolanti all’unanimità; la rotta è condivisa da tutto l’equipaggio. L’azione della Bce viene ritenuta credibile; Draghi ha segnalato che le analisi delle aspettative di mercato mostrano che gli operatori credono negli annunzi, o comunque li incorporano nelle previsioni. In parallelo, seguire una regola monetaria non significa rinunciare completamente alla discrezionalità, soprattutto se la nebbia aumenta. Come sempre, i falchi criticheranno la discrezionalità, le colombe l’uso di regole. Nel mezzo, come in un film di Sergio Leone, la Bce continuerà a indicare la rotta.

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