“Da Rutelli in poi ho contribuito a tutte le campagne elettorali, ho finanziato tutti, solo al al Pd ho dato 380 mila euro”. E pure: “Gianni Alemanno non era da considerarsi ‘comprato”. E’ questa la testimonianza di Salvatore Buzzi, condannato a 18 anni e 4 mesi con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa, sentito oggi in tribunale a Roma nell’ambito del filone del processo di Mafia Capitale che vede imputato l’ex sindaco di Roma Alemanno, con l’accusa di corruzione e finanziamento illecito. Buzzi era collegato in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo.

“Nell’intercettazione in cui mi si sente dire che con Alemanno sindaco ‘eravamo a cavallo’ mi riferivo al contorno”, ha continuato Buzzi, “non a lui direttamente, perché avevamo dalla nostra parte Franco Panzironi, ex direttore generale di Ama, che era corrotto, il quale mi obbligò a fare finanziamenti alla fondazione di Alemanno, sempre tramite altre cooperative, mai direttamente con la 29 giugno. Le tangenti le davo a Panzironi ma Alemanno non era da considerarsi ‘comprato’, lui lo avrò incontrato 1 o 2 volte”. Ad Alemanno, anche oggi presente in aula, si contesta di avere compiuto atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, ricevendo somme di denaro dal presidente della Coop 29 giugno Salvatore Buzzi, nel periodo che va dal 2012 al 2014. In particolare, si tratterebbe, secondo l’accusa, di 75mila euro per cene elettorali, di 40mila a titolo di finanziamento alla Fondazione Nuova Italia di cui Alemanno era presidente, e di circa 10mila euro in contanti.

“Nel 1993”, ha continuato Buzzi, “con la vittoria di Rutelli alle elezioni di Roma la situazione per noi divenne favorevolissima, i nostri amici diventarono assessori, per l’evento del Giubileo noi ci siamo occupati della pulizia del verde. Quando è arrivato Veltroni siamo cresciuti ancora di più, fino al 2008. Con l’arrivo di Alemanno in Campidoglio invece il nostro fatturato è sceso di 5 milioni, passando da 8 a 3 milioni e per questo scendemmo in piazza con le cooperative contro la nuova amministrazione capitolina. Prima di Alemanno noi eravamo i pretoriani dell’amministrazione, poi con lui sindaco la situazione cambiò”. Quindi Buzzi ha concluso: “Io sono vittima di un teorema. Vi ho dato tutti gli elementi per capire la situazione, invece ora mi hanno riconosciuto anche la mafia. Se fossi stato ritenuto credibile, Mafia capitale sarebbe finita e sarebbe stato un processo per corruzione”.

Alle parole di Buzzi ha risposto proprio Rutelli con una diffida pubblica “ad associare l’integerrimo operato della giunta Rutelli alle vicende riguardanti il processo contro le persone accusate nell’inchiesta del cosiddetto ‘mondo di mezzo'”. Alla luce “di alcune false interpretazioni pubblicate, va chiarito che nessun addebito è mai stato sollevato, in nessuna sede, sulla nostra correttezza ineccepibile”. Sino alla conclusione del “nostro mandato, e, per quanto mi riguarda, sino al momento in cui è stata aperta l’indagine contro Buzzi, Carminati&co., nessun addebito è emerso verso cooperative ritenute, al contrario, meritorie per il reinserimento dei detenuti e altre attività sociali”.

Rutelli ha inoltre aggiunto che “gli affidamenti per modesti lavori di pulizia di spazi pubblici che ottennero questi soggetti, prima dell’inizio della mia amministrazione, ad esempio nella V Circoscrizione, e sino all’anno 2000, non sono mai stati assoggettati a rilievi, perché effettuati nel pieno rispetto delle norme regionali e nazionali”. L’ex sindaco di Roma annuncia che “qualunque asserzione diffamatoria, sui media o sul web, sarà perseguita nelle sedi giudiziarie”.

Articolo aggiornato il 15/12/2018 alle 15.41

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