Giustizia

Esecuzioni immobiliari: diminuiscono tempi e arretrato

di Patrizia Maciocchi

Marka

3' di lettura

Diminuiscono i tempi di definizione delle procedure esecutive immobiliari e si smaltisce l’arretrato. Il numero dei fascicoli chiusi nel 2017 fa, infatti, segnare un più 11% rispetto all’anno precedente, mentre scende di circa 40 giorni la durata media. I dati, che evidenziano le performance di 140 tribunali italiani, elaborati dall’associazione T6 e Datasinc, sono stati presentati oggi, da Nicola Chiarini, founder di Datasinc, nel corso di un tavolo di studio a Roma. Un’inversione di tendenza, che arriva dopo le riforme di settore del 2015 e 2016 e le linee guida indicate dal Consiglio Superiore della magistratura, ai distretti giudiziari. La maglia rosa, per il Tribunale più veloce, va a Trieste che raggiunge il vertice della classifica con una durata della procedura che si attesta in un anno e mezzo, a fronte di una media nazionale di 5 anni (era di 5 anni e 11 mesi nel 2016). Decisamente più in affanno i Tribunali di Locri, che con 16, 7 anni di durata della procedura è il fanalino di coda della classifica, seguito a ruota da Castrovillari (10,8 anni). Un trend in miglioramento confermato dalle oltre 64 mila esecuzioni immobiliari del 2017 , rispetto alle 57.527 del 2016. E, per la prima volta si registra un aumento dei fascicoli definiti che supera di circa 4 mila unità i nuovi iscritti: dato indicativo del lavoro di recupero fatto sull’arretrato e del miglioramento della produttività degli uffici giudiziari. Progressi evidenziati anche dai risultati del primo semestre 2018, con un saldo positivo di circa 3 mila posizioni chiuse rispetto a quelle “sopravvenute”.

Per Francesco Vigorito, presidente del tribunale di Civitavecchia, e membro dell’Osservatorio permanente istituito dal Csm, è presto per parlare di effetto riforma e best practies «da un primo riscontro sui dati, fatto dall’Osservatorio, possiamo dire che c’è stata una buona adesione alle linee guida fornite dall’organo di autogoverno dei giudici, ma al momento - sottolinea Vigorito - l’effetto si può avvertire solo sulla fase iniziale e dunque sulla fissazione delle udienze: “passaggio” che poteva richiedere tempi molto più lunghi, ora tagliati anche grazie al monitoraggio del Csm». Ma la cartina al tornasole saranno i dati di fine 2018. «I “numeri” relativi agli ultimi mesi dell’anno - spiega Vigorito - ci consentiranno di fare una valutazione sull’effetto sia delle buone prassi sia sulle riforme, considerando che queste ultime agiscono soprattutto nella fase finale della procedura». Un intervento dell’Osservatorio del giugno 2018 dimostra che è in corso un’ accelerazione dei tempi di fissazione delle udienze di vendita con una riduzione dell’arretrato del 41% in soli 4 mesi. Molti tribunali stanno fissando udienze straordinarie per recuperare l’arretrato.

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Silvia Giacomelli del dipartimento economia della banca d’Italia ha analizzato, con Giacomo Rodano e Tommaso Orlando, lo studio di T6 e Datasinc, per valutare l’impatto sui tempi delle riforme, limitatamente allo stadio in cui possono aver avuto effetto. «Le riforme stanno riducendo i tempi nella fase pre-vendita e vendita - afferma Silvia Giacomelli - è, dunque importante continuare a monitorare l’effetto delle riforme come delle best practies del Csm, per capire se siamo sulla strada giusta o servono correzioni di rotta».

Sulle ricadute che una giustizia lenta ha sull’economia, ha attirato l’attenzione il presidente dell’associazione T6 Stefano Scopigli: il costo per le 580 mila piccole imprese, che hanno controversie giudiziarie, è di oltre un miliardo di euro. L’obiettivo è avvicinare il nostro paese alle media europea restando sotto i due anni. Incoraggianti in questo senso i dati del primo semestre 2018: i primi tre tribunali in classifica stanno definendo i fascicoli in meno di 24 mesi, mentre i primi 16 stanno chiudendo entro i tre anni. La rilevazione riguarda però i fori con minore arretrato. Difficile invece leggere la reale situazione in altri distretti come l’ex tribunale di Rossano Calabro (ora Castrovillari) e Tempio Pausania in cui procedure aperte nel ’70 e nel 75 sono state chiuse nel 2016 e nel 2017.

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