Politica

Sondaggi Pd, Zingaretti in testa e Martina insidia Minniti

Il 12 scade il termine per presentare le candidature. Negli ultimi giorni sono salite le quotazioni del segretario uscente. Ma tutti sono lontani dal 50 più 1 per cento necessario per l'elezione alle primarie

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C'è tempo fino al 12 dicembre per le candidature, il drappello degli aspiranti segretari è già molto nutrito (in tutto sono sette). E la corsa in casa Pd sembra già appassionare i sondaggisti. Con qualche variazione di tendenza nel corso delle ultime settimane.


In attesa del 3 marzo - giorno del voto finale delle primarie - c'è perfino una sorta di consultazione online, presentata come sondaggio (www.sondaggi-primarie-pd.it), che vede un testa a testa Zingaretti-Minniti, con il governatore del Lazio in vantaggio - con oltre il 33 per cento dei voti - ma con uno scarto minimo: solo qualche decimale. Qui Martina risulta ancora staccato, intorno al 15 per cento, inseguito da Boccia al 12, mentre Damiano e Corallo superano di poco il due per cento. I voti espressi sono oltre 12mila e non è stata ancora sondata Maria Saladino, l'unica donna in corsa, scesa in campo da meno di una settimana.

Ma veniamo alle rilevazioni degli istituti demoscopici. L'ultimo sondaggio disponibile, pubblicato dall'Istituto di Antonio Noto il 2 dicembre, vede Nicola Zingaretti in testa con un ampio margine: il 39% dei consensi,  seguito da Marco Minniti al 32%, mentre Maurizio Martina si posiziona al 29%. Dunque il segretario uscente fa registrare un balzo in avanti riducendo lo svantaggio rispetto ai due favoriti. Magari anche grazie all'alleanza con Matteo Richetti, che ha scelto di ritirarsi dalla corsa solitaria per dar vita a un ticket con l'ex ministro dell'Agricoltura.

Nel sondaggio di Bidimedia, pubblicato il 28 novembre, il presidente della regione Lazio, in campo da quasi 5 mesi, raccoglieva il 40% dei voti, registrando un calo del 4% rispetto al mese di ottobre (quando però la sua corsa era quasi solitaria, mancando altre candidature ufficiali). L'ex ministro dell'Interno Marco Minniti lo seguiva con il 38% dei consensi con un aumento del 9% rispetto alla precedente rilevazione, quando non era ancora ufficialmente in campo. In terza posizione, ma lontano dalla coppia di testa, debuttava Maurizio Martina allora al 9% dei voti, subito davanti a Matteo Richetti che raccoglieva l'8% (-6% rispetto ad ottobre).  Più distaccati gli altri tre sfidanti. Cesare Damiano era al 2% dei consensi (-1% da ottobre), stesso valore per Francesco Boccia. Chiudeva la rosa dei candidati Dario Corallo in calo del 3% rispetto al mese scorso e fermo all'1% dei voti.

Qualche giorno prima il sondaggio Izi, pubblicato il 26 novembre, vedeva il governatore del Lazio in testa con il 38 per cento, Minniti distaccato di quattordici punti e Martina fermo sotto il 18.

Insomma, Zingaretti con il passare delle settimane ha visto scendere di qualche punto il suo consenso nella base Pd ma resta in prima posizione in tutti i sondaggi. Mentre negli ultimi giorni - stando almeno all'Istituto Noto - Martina ha visto decollare le sue quotazioni.

Ci sono però diverse incognite che pesano sulla battaglia congressuale. Non solo l'ipotesi di una scissione da parte di Matteo Renzi, ma anche il fatto che tutti i candidati restano lontani dalla soglia del 50 più uno per cento dei voti. In base allo statuto Pd, solo chi ottiene quella percentuale ai gazebo può essere direttamente incoronato segretario. Se nessuno arriva al 50 + 1, si va in assemblea e in quella sede si potrebbe sovvertire il risultato delle primarie con giochi di alleanze tra le correnti. Per il Pd sarebbe comunque una enorme lacerazione.






 
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