Politica

Ma Noi non ci saremo

"Non vogliamo applaudire l'ennesima recita di uno che faceva il comunista, il separatista alla cassöla, il razzista contro il sud, e sabato riceverà l'applauso scrosciante anche di coloro che ha disprezzato pubblicamente"
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Toninelli non ci sarà, ci è. Conte non ci sarà, e anche se ci fosse non se ne accorgerebbe nessuno. Fico non ci sarà: ci farà, come al solito. Ma sabato alle 11 in piazza del Popolo, vicino alle bancarelle di Natale appena montate, ci saranno molti dei loro fan. Accanto a Salvini. E alla sua claque. Che di solito, quando si sta al Governo, viene chiamata in piazza solo nei regimetti alla Erdogan. Soprattutto, ci sarà Luca Morisi. Sua viralità. Che ha architettato l'efficace campagna su quelli che no, non ci saranno.

E allora ecco i meme, ossia le foto da condividere sui social, con i ritratti alla Il Borghese, alla Libero, alla Umberto Pizzi: "Se viene bene, si butta". Ché il mostro ha da esserlo anche in effigie. Per comporre la colonnina infame destinata, nella poetica del Capitone, a spargere l'ennesima spolverata passivo/aggressiva che indica i nemici al solo scopo di autolegittimarsi. Ché altro non saprebbe fare. Così, i rifugiati mollati per strada servono a creare nuove paure su cui campare. I criminali stranieri, ricondivisi a raffica, diventano l'alibi dei crimini italiani.


Prima in rete, poi nelle urne, poi nei tg ormai conquistati. E i faccioni di Fazio, Boldrini, Saviano, Boschi, Fabrizio Corona - sicuro che non ci sia? - tornano utili per saldare le truppe, spargere like e intolleranza. Scippando perdippiù tecniche pubblicitarie che andrebbero bene per promuovere un giornale ma sono sconsigliatissime al partito del ministero dell'interno. Anche se in questa società dell'avanspettacolo ormai vale tutto. Però, una tantum, anche i numeri qualcosa devono pur valere. In Piazza del Popolo saranno centomila (per la Questura un milione: stavolta conta Salvini) ma molti di più saranno quelli che se ne staranno a casa. Qualcuno per caso, qualcuno perché manco ora i treni arrivano in orario, qualcuno per scelta. Che può essere salutare rivendicare.

Ieri, quando ho condiviso in rete il post "Io non ci sarò e me ne vanto un casino", col mio inutile faccione, ho pensato proprio a questo. In questi anni montaliani, in cui ci viene più facile dire cosa non siamo che cosa vorremmo essere, per una volta può essere utile e giusto affermare dove non vogliamo stare. Non vogliamo essere a fianco di uno che manda per strada donne e bambini, che falsa i dati sui migranti e sugli sbarchi per alimentare paure e consenso, che irride e taccia di buonismo le persone decenti.

Non vogliamo essere cattivisti, non vogliamo essere cafonal chic, non vogliamo applaudire l'ennesima recita di uno che faceva il comunista, il separatista alla cassöla, il razzista contro il sud, e sabato riceverà l'applauso scrosciante anche di coloro che ha disprezzato pubblicamente. Dopo averli uniti contro qualcun altro. Per questo le nostre foto, di gente comune, specie di chi si sente senza voce, possono comunicare un'alterità non violenta a chi governa col pubblico ludibrio. Se vi va, fatelo anche voi. #iononcisarò.
 
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