Quei leader del passato
rimpianti dopo la caduta

risponde Luciano Fontana

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Caro direttore,
a ogni cambiamento del quadro politico si finisce sempre per rimpiangere i personaggi dell’epoca precedente. Quando apparve Silvio Berlusconi, anche i più accesi antidemocristiani rimpiansero la Dc. Sono entrati in scena Salvini e Di Maio, e anche i più accesi antiberlusconiani rimpiangono Berlusconi. In futuro chi ci potrà toccare, da farci rimpiangere i leader di Lega e 5 Stelle?
Severo Ferrari

Caro signor Ferrari,
Il rimpianto dei leader del passato è quasi sempre il sentimento con cui si cerca di combattere i politici del presente. Qualche volta a ragione, altre volte sbagliando. Non c’è alcun dubbio che pensando ad Alcide De Gasperi, e alla guida dell’Italia uscita dalla guerra, tutto quello che è venuto dopo ci sembra di serie B. Ma Democrazia Cristiana e Partito comunista hanno finito il loro ciclo per ragioni storiche fortissime. I leader democristiani e socialisti sono scomparsi travolti dagli scandali, quelli comunisti per il fallimento della loro ideologia e degli Stati che la incarnavano.
Nuovi leader sono arrivati: con Prodi e Ciampi l’obiettivo di entrare nell’euro ci sembrò una grande conquista. Lo stesso Berlusconi interpretò la voglia dei moderati italiani e dei ceti produttivi di uno Stato meno oppressivo e di un’economia più libera. I sogni e le speranze in Italia finiscono spesso in grandi delusioni, i leader che ci sembravano giganti dopo un po’ li odiamo.
E i tempi si stanno sempre più accorciando: la parabola rapidissima di Renzi ne è un esempio. Di Maio e Salvini hanno tutte le caratteristiche per finire nella stessa trappola, con enormi e continue promesse difficili da mantenere. Che una volta caduti saranno rimpianti non lo escludo. La corsa al peggioramento sembra infatti lo sport nazionale.

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