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Lega-FI avanti ma Salvini aspetta il voto Ue

di Roberto D'Alimonte

(Ansa)

3' di lettura

Molti si chiedono di questi tempi se questo governo durerà ancora a lungo. Le crescenti difficoltà del M5S alimentano questi dubbi. È difficile fare previsioni. La situazione è molto volatile. Una cosa è certa però. Se questo governo cadesse non sarebbe possibile metterne insieme un altro dentro l’attuale parlamento. Non è plausibile un governo del centro-destra sostenuto da una massa di transfughi del Movimento. Né è plausibile un governo Pd-M5s. L’esito della crisi sarebbero le elezioni anticipate. Con quale possibile risultato? Sulla base della media dei sondaggi che vediamo da settimane è praticamente certo che il centro-destra, guidato da Salvini, arrivi alla maggioranza assoluta dei seggi.

Il 4 marzo il centro-destra, guidato da Berlusconi, è risultato lo schieramento con più voti e con più seggi, ma senza maggioranza nelle due camere. Con l’attuale sistema elettorale per conquistare la maggioranza assoluta occorre vincere il 40% dei seggi proporzionali e il 70% di quelli maggioritari. Questa è la combinazione minima vincente tra le tante possibili. Il 4 marzo il centro-destra con il 37% dei voti ha ottenuto alla Camera il 39,1 per cento dei primi e il 47,8 per cento dei secondi. Complessivamente si è fermato a 265 seggi. Per la maggioranza assoluta ne sono mancati 51. Oggi la media dei sondaggi dà il centro-destra, guidato da Salvini, al 45,2 per cento, con la Lega tra il 31 e il 33. Con questi dati può conquistare la maggioranza assoluta dei seggi.

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La tabella in pagina fa vedere come, mettendo a confronto il risultato del 4 marzo con quello di ipotetiche elezioni oggi. In primo luogo, con il 45,2 per cento dei voti lo schieramento di Salvini, invece di prendere il 39,1 per cento dei seggi proporzionali, ne prenderebbe il 47,8, cioè 184 invece di 151. Dei 51 seggi che gli sono mancati il 4 marzo per arrivare alla maggioranza assoluta ne resterebbero da conquistare nei collegi uninominali solo 18. Qualcuno verrebbe certamente dal Nord dove farebbe praticamente il pieno come nel 1994. Qualcun altro verrebbe dalle regioni della ex-zona rossa. Poi c’è il Sud. Quanto vale oggi la Lega, e quindi il centro-destra, in questa zona? Qui il 4 marzo con il 31,8 per cento dei voti ha vinto solo 13 seggi contro gli 84 del M5s. Con il 38,8 stimato oggi ne vincerebbe certamente di più. Ma anche ipotizzando che non ne vinca neanche uno in più la tabella ci dice che al centro-destra basterebbe ottenere 7 seggi in più nelle regioni del Nord e 11 in quelle della ex-zona rossa per vincere le elezioni.

In sintesi, con i voti stimati oggi a Salvini basterebbe conquistare solo 18 collegi uninominali in più rispetto al 4 marzo. Questo per sottolineare che anche senza un forte ridimensionamento del M5s al Sud non avrebbe problemi a vincere. Con il 45 per cento dei seggi proporzionali, cifra alla sua portata, gli basterebbe solo il 56 per cento di quelli maggioritari (e non il 70) per ottenere la maggioranza assoluta. E anche questa percentuale è ampiamente alla sua portata. In conclusione, oggi il centro-destra può vincere le elezioni e governare da solo. E allora perché Salvini non ne approfitta?

Il grosso rischio di elezioni anticipate è l’ulteriore spaccatura del Paese. Il 4 marzo M5s e Lega non si sono affrontati l’uno contro l’altra. È stato uno scontro nuovo contro vecchio, in cui Salvini è riuscito a nascondere il fatto di essere alleato a un pezzo del vecchio mondo. Votare ora vorrebbe dire M5s contro Lega, senza alibi. Nord contro Sud. I due populismi l’un contro l’altro armati. Ex post le elezioni del 4 Marzo ci hanno fatto scoprire una Italia nettamente spaccata tra una Lega dominante al Nord e un M5S assolutamente egemone al Sud. Lo scontro elettorale non farebbe altro che aggravare questo scenario mettendo tra l’altro a repentaglio la strategia di penetrazione della Lega di Salvini al Sud.

Tra le qualità politiche di Salvini una è la pazienza. Perché rischiare? Meglio trattare con Di Maio che con Berlusconi. Meglio stare al governo ora senza vera opposizione che governare dopo contro i Cinque Stelle che l’opposizione la sanno fare. E allora meglio aspettare le elezioni europee e poi vedere. Il problema è che a quella data non è facile arrivare con un M5s diviso e un Di Maio indebolito.

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