Alessandro Lucarelli, club manager del Parma. Getty

Alessandro Lucarelli, club manager del Parma. Getty

Sebastian Giovinco, Igor Protti, Francesco Valiani, Daniele Galloppa, Luigi Apolloni, Alessandro Melli, Massimo Gobbi. Ovviamente il fratello Cristiano e tanti altri ex colleghi. Tutti presenti per lui, per il lancio della sua autobiografia: “Alessandro Lucarelli, l’ultima bandiera”. Una storia unica, quella dell’ex capitano del Parma, protagonista di una triplice risalita dalla serie D all’élite del calcio italiano in tre anni. “Come noi nessuno mai”, recita uno slogan tanto in voga nella realtà emiliana. Come lui, nessuno mai. Dal paradiso con la conquista dell’Europa League alla caduta agli inferi dei dilettanti fino al ritorno là dove una città con una Coppa delle Coppe, due Coppe Uefa e una Supercoppa Europea in bacheca, deve stare. Dieci stagioni consecutive in Emilia (sempre condite da almeno un gol, statistica curiosa per un difensore) ne fanno un parmigiano acquisito e forse qualcosa di più.
Una foto dell'incontro

Una foto dell'incontro

IL PROTAGONISTA — "Un capitano, c'è solo un capitano". Così è stato accolto Alessandro Lucarelli dagli oltre 600 amici e tifosi (diversi dei quali rimasti in piedi) che hanno deciso di trascorrere il proprio venerdì sera all'Auditorium Paganini per osannare una bandiera del calcio gialloblù: "Scusatemi: temo di aver sottovalutato il vostro affetto", ha esordito Alessandro che ha visto sfilare sul palco tanti calciatori che l'hanno accompagnato nel corso di tutta la carriera. Aneddoti e curiosità si susseguono senza fine: "Spinelli, presidente del Livorno, si era messo in testa che portassi sfortuna. Fui costretto ad andarmene dalla mia città per continuare a giocare". E ancora, Guidolin e la sua curiosa fobia: "Se c'era una macchina della polizia di marca Subaru ad anticipare il pullman che ci portava allo stadio, il mister non si voleva muovere". Infine i complimenti a un grande amico: "Nei due anni con me, Giovinco ha vinto tante partite da solo. Quello spogliatoio, con Seba, Galloppa, Valiani e Gobbi è stato unico. Il più divertente in cui sia mai stato".
IL FRATELLO — Non molti sanno che Cristiano Lucarelli ebbe un ruolo importante per il suo arrivo in Emilia: "Quando Ghirardi e Berta mi parlarono della necessità di prendere un difensore mancino, proposi subito Alessandro". Da fratello maggiore, la sua parola aveva un certo peso per Ale: "Una mattina mi svegliò prestissimo: stava trasferendosi alla Reggina ma era titubante. Mentre attendeva la coincidenza del Roma-Reggio Calabria mi telefonò, dicendo che voleva tornare a casa. Gli risposi: "Io ora vado all'aeroporto di Pisa ad attendere il volo di rientro. Se ti vedo, ti gonfio di botte". E la sua carriera continuò lontano da Livorno". La conclusione, però, è piena di orgoglio: "Non avrei mai creduto potesse compiere un percorso del genere. Per fare un esempio, Stoichkov arrivò a Parma da "Pallone d’Oro" con tanto entusiasmo intorno. Eppure lui rimarrà nei ricordi dei tifosi molto più a lungo del bulgaro che tecnicamente gli era superiore”.
IL LIBRO — "L'ultima bandiera" è un viaggio nella vita calcistica di Alessandro Lucarelli, con racconti inediti che mettono a nudo l’uomo e il calciatore: dalla notte di Natale quando il papà gli regalò la prima maglia del Livorno e lui, ancora bambino, inizio a sognare il grande calcio, alla spiegazione dell' addio alla società toscana, fino al racconto del desiderio di ritirarsi quando fu venduto alla Reggina. E poi il lungo capitolo della sua storia a Parma: un’autobiografia scritta con i giornalisti Nicolò Fabris, Mattia Fontana e Guglielmo Trupo, in grado di delineare i tratti di una persona che ha giocato con il cuore, oltre che con i piedi e la testa. Perché ci vuole soprattutto quel muscolo per essere un’autentica bandiera.