Le testimonianze vinciane a vaprio d’adda

Nei disegni di Leonardo i progetti della «sua» Villa Melzi

di Gian Vico Melzi d'Eril

5' di lettura

Leonardo da Vinci ha compiuto durante la sua vita molti viaggi a partire da quello che lo condusse da Firenze a Milano, intorno al 1482, fino all’ultimo, tra l’autunno 1516 e la primavera 1517, da Roma a Milano e quindi a Cloux, nei pressi di Amboise, per raggiungere il castello dei d’Alencon messogli a disposizione da Francesco I re di Francia. Girò molto nell’Italia settentrionale e centrale e abitò numerose dimore in diverse città. Anche in alberghi e locande, come nel 1490 insieme a Francesco di Giorgio Martini a Pavia nella Locanda “ad signum Saracini” sita in piazza Grande presso la chiesa di Santa Maria Gualtieri. Così è documentato dalla ricevuta di pagamento emessa dalla Fabbriceria del Duomo di questa città.

Leonardo non ebbe una casa sua né una fissa dimora pur avendo passato numerosi anni a Milano, a Firenze e a Roma. Il primo periodo milanese dura 18 anni e dopo una prima residenza probabilmente presso i fratelli de Predis, insieme ai quali ebbe la committenza della Vergine delle Rocce, sappiamo che aveva l’atelier presso la Corte Vecchia ubicata nei pressi di Palazzo Reale, ove probabilmente abitava. Verso la fine degli anni ’90 del 1400 Ludovico il Moro gli farà dono di una vigna nel quartiere suburbano di Porta Vercellina. Questa era la sua prima proprietà, cui più tardi si aggiungerà quella dell’eredità dello zio Francesco, molto contestata dai fratellastri, consistente in alcuni poderi a Vinci.

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Tuttavia, nella vigna non abiterà mai e alla sua morte la lascerà in parte al fedele cameriere Batista de Villanis e in parte all’allievo Salaì, a cui l’aveva già affittata e aveva consentito di costruirvi una casa. Tra le dimore abitate da Leonardo, oltre al citato castello di Cloux ove morirà il 2 maggio 1519, vi è la Villa Melzi a Vaprio d’Adda per la quale progettò una importante trasformazione studiata negli anni ’60 dello scorso secolo dal compianto Carlo Pedretti.

Si tratta della casa dove ho vissuto i miei primi vent’anni e ricordo la visita che Pedretti fece a Vaprio con la moglie Rossana alla ricerca della «camera della torre da Vauero» (cioè Vaprio) indicata nella pianta di una costruzione riportata in un disegno del Codice Atlantico. Era il mese di luglio del 1961 e la camera non si trovò: troppe la trasformazioni da allora! Ma le scale che portano al primo piano si trovano nello stesso punto ove sono indicate in quella pianta.

Villa Melzi a Vaprio d’Adda

È pur vero che per Vaprio non esiste una testimonianza diretta di Leonardo come quella di Firenze che si legge in un foglio del Codice Arundel «Cominciato in Firenze, in casa di Piero di Braccio Martinelli addì 22 di marzo 1508». Nei manoscritti di Leonardo sono molto rari gli appunti che individuano con tale precisione il luogo e il tempo. I suoi primi biografi, l’Anonimo Gaddiano, il Vasari e persino il Lomazzo intimo della famiglia Melzi, non citano un soggiorno di Leonardo a Vaprio. Anche se tutti nominano Francesco Melzi suo allievo “prediletto” ed erede di «tutti et ciascheduno li libri che il dicto testatore ha de presente» come riporta il testamento. Ma è opinione comune di tutti gli storici che Leonardo abbia visitato la casa e sia stato ospite della famiglia Melzi in più occasioni sia durante il primo periodo milanese (1482 – 1499) sia, soprattutto, durante il secondo (1507 – 1513).

L’amicizia con Gerolamo Melzi, padre di Francesco, risale all’epoca sforzesca ma è durante il dominio francese che avviene a Vaprio la conoscenza con il giovanissimo Francesco (1492 ? - 1567) suo allievo prima e amico poi. Era la canalizzazione dell’Adda per portare l’acqua da Lecco a Milano superando con un canale navigabile le rapide a monte di Trezzo, che aveva spinto Leonardo sulle rive del fiume facendo della Villa Melzi un suo punto di riferimento. Da qui partiva per le sue esplorazioni lungo il fiume e sempre da qui raffigurò il fiume Adda in una serie di disegni conservati a Windsor. Tra questi il foglio 12400 che rappresenta il traghetto tra le due rive che univa Vaprio a Canonica visto dalla terrazza della Villa con una prospettiva anche più alta, forse proprio dalla camera della torre.

Il foglio 12400, uno dei disegni di Leonardo da Vinci in cui è rappresentato il traghetto tre le rive che univa Vaprio e Canonica

Sulla riva bergamasca è ben rappresentato uno scoglio piatto coperto di erba, un paio di metri sopra il normale livello dell’Adda, che è rimasto uguale e ancora lì, con le stesse rientranze e lo stesso profilo. Anche la presa d’acqua della roggia Vailata che per un tratto costeggia l’Adda, si vede molto bene nel disegno. Quanti nei caldi fine settimana estivi lo usano come spiaggia per abbronzarsi e come trampolino per tuffarsi nelle acque dell’Adda che da poche centinaia di metri si è unita al Brembo.

Nella foto si scorge lo stesso panorama disegnato da Leonardo

Il “librarian” di Windsor venne a Vaprio in occasione della esposizione di alcuni disegni della Royal Library tenutasi al Castello Sforzesco nel 1982. Affacciandosi alla terrazza, vista l’Adda e il suo scoglio, restò incantato e, non aspettandosi uno spettacolo che fedelmente riproduceva il disegno a lui ben noto, a bassa voce pronunciò una serie di esclamazioni piene di ammirazione: «incredibile, marvellous, fantastic…» di cui era facile capire il motivo. Un sito tutto leonardesco in grado di stupire ed esaltare un anziano studioso inglese.

Il foglio 153 del Codice Atlantico

Sono del 1513, prima della partenza per Roma, una serie di disegni, ora conservati in parte all’Ambrosiana e in parte a Windsor, che fanno pensare a modificazioni e ampliamenti della Villa di Vaprio. Nel foglio 153 del Codice Atlantico troviamo uno schizzo d’insieme, un po’ affrettato ma chiaro, in cui la facciata che ricorda quella attuale, ma senza il secondo piano aggiunto più tardi, si sviluppa in due prolungamenti laterali. Il corpo centrale termina in due torrioni angolari che sono descritti in dettaglio nel foglio 395: con tetto piramidale sormontato da un lanternino. Due corpi minori ad arconi si staccano ai due lati del corpo principale e si concludono con due piccoli padiglioni.

Un’immagine tratta dalla rivista “L’arte” di Carlo Pedretti

Le modifiche alla struttura della Villa nei secoli successivi sono state importanti ma la posizione delle finestre della parte centrale è rimasta quella dello schizzo di Leonardo. Pure il sistema di scalinate che dalla terrazza lungo il fiume scendono collegando le spalliere verso il Naviglio della Martesana, che qui ancora scorre parallelo all’Adda, ricordano altri disegni leonardeschi (Codice Atlantico f. 61). Il progetto è un tutto unico, pur se disegnato su diversi fogli, a dimostrazione dell’interesse prestato a questa idea anche in momenti diversi, che fa riferimento alla stessa abitazione con uno stile che verrà ripreso in Francia solo verso la fine del Rinascimento.

La mancata realizzazione è forse dovuta alla partenza per Roma nel settembre di quell’anno insieme a Francesco e Salaì. Peccato; la realizzazione della progettata trasformazione ci avrebbe dato l’unica opera architettonica realizzata da Leonardo, definito “architetto et ingegnero” nel lasciapassare datogli da Cesare Borgia nell’agosto del 1502. La sponda milanese del fiume si sarebbe arricchita di una splendida architettura che Pedretti ricostruisce in un suo disegno pubblicato nel 1963 (si veda l’immagine qui sopra). Se Leonardo non fosse stato invitato a Roma da Giuliano de’ Medici prima e ad Amboise da Francesco I poi, è probabile che sarebbe rimasto a Vaprio negli ultimi anni della sua vita circondato dall’affetto di Francesco e della sua famiglia. Qui dopo la sua morte per un certo tempo saranno custoditi i suoi manoscritti come ricorda il Vasari, che dopo avere visitato Francesco Melzi nel 1566, scrive: «ha care e tiene quali reliquie tal carte».

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