La politica dei due forni di andreottiana memoria rivive nel disegno politico di Matteo Salvini: al governo con il M5s ma nei Comuni e nelle Regioni alleati con Berlusconi e la Meloni. Un esempio istruttivo viene dalla Toscana. Qui domenica la giovane consigliera regionale della Lega Elisa Montemagni, 32 anni, ha fornito, in un’assemblea leghista, la migliore descrizione della politica dei due forni secondo Matteo (Salvini): “Quello che abbiamo fatto in questi anni è scardinare alcuni sistemi. A livello nazionale c’è stato bisogno di qualcun altro, ovvero del M5s. A livello locale crediamo di potercela fare con la naturale alleanza di centrodestra”, ha spiegato la Montemagni alla Nazione. Il divo Giulio Andreotti non avrebbe potuto dire meglio e soprattutto osare con così tanta chiarezza. E il forno toscano per la Lega di Susanna Ceccardi, la sindaca di Cascina, ha già un possibile titolare: Paolo Del Debbio, faccia nota della tv berlusconiana. Lui il nome oggi più gettonato per la guida del centrodestra a trazione leghista nella sfida alla regionali del 2020. La Ceccardi lo ha definito un ottimo candidato e se Salvini politicamente lo benedirà, la Lega toscana lo appoggerà.

Addio a Luigi Di Maio e al suo proconsole toscano Giacomo Giannarelli, capogruppo regionale del M5s. La leonessa di Cascina vira verso Del Debbio, 60 anni, lucchese, la cui trasmissione su Rete 4, Quinta colonna, sarebbe stata soppressa dai vertici di Mediaset, perché ritenuta troppo sbilanciata a favore di populisti e sovranisti. Dal video al voto il passo non è poi così lungo e Del Debbio, sotto l’egida salviniana, torna sul proscenio politico toscano, calcato già nel 1995 quando, alle elezioni regionali, capitanò il Popolo delle Libertà di Berlusconi contro Vannino Chiti, candidato del centrosinistra. Gli andò male, riportò solo un modesto 36 per cento, ma erano altri tempi mentre oggi la Lega anche in Toscana va a gonfie vele (almeno nei sondaggi).

I due forni leghisti non sono una grande novità, la strategia di Salvini appare abbastanza chiara, ma la Toscana la rende esplicita, forse oltre le sue reali intenzioni e convenienze. Grazie soprattutto alla Ceccardi. La sua ombra, il suo braccio destro, la pasionaria verde. Domenica a Firenze si correva la maratona cittadina ma alla Ceccardi piacciono i cento metri e a pochi mesi dalle amministrative di Firenze, Livorno e Prato e ad un anno e mezzo dalle Regionali la  commissaria toscana della Lega ha deciso di trasformare la Toscana in un laboratorio del salvinismo politico.

Così non passa giorno che Lega e M5s non litighino. In Regione come a Grosseto, a Prato come a Livorno. “Rifiuti, inceneritore di Scarlino, manutenzione del verde, persino eventi culturali. A Grosseto M5s e Lega litigano su tutto”, racconta Leonardo Marras, grossetano, capogruppo regionale del Pd. Per non parlare di Livorno dove l’attacco leghista al sindaco pentastellato Filippo Nogarin sulla chiusura dell’inceneritore prevista nel 2021 è quasi quotidiano. “Quattro anni di fallimenti”, è il giudizio della Lega. “Il Carroccio farebbe sprofondare la città nel Medioevo”, è la risposta del M5s.

Di strappo in strappo – dagli inceneritori all’aeroporto di Firenze -, in Toscana i seguaci di Salvini e Di Maio vivono da separati in casa e non si riesce a capire se l’eccesso di polemica è il prezzo pagato alla visibilità della Ceccardi o il segnale di una caduta prossima ventura dell’alleanza gialloverde a livello nazionale. “A volte – dice un leghista fiorentino, ex bossiano, oggi all’opposizione della sindaca – i due forni se non li sai maneggiare bene rischiano di bruciarti”.

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