Scuola

Università, la protesta dei precari della ricerca: "Non ci svendano per un p(i)atto di Stabilità"

Il 6 dicembre mobilitazione negli atenei, il 14 manifestazione nazionale a Roma. Studenti, dottorandi e ricercatori insieme contro la legge di Bilancio che lascia a secco il mondo accademico

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ROMA - Con la legge di Bilancio vicina all'approvazione, e i suoi articoli così poveri di risorse per università e ricerca, il precario mondo del sapere torna in piazza. Per una mobilitazione diffusa negli atenei, giovedì 6 dicembre. E una manifestazione nazionale, il 14 dicembre, in concomitanza con la chiusura - di solito sempre concitata - della stessa legge, architrave del governo italiano e del Paese. "L'Università non si svende per un piatto di stabilità", dice il logo della nuova tornata di proteste. Si sono saldate, e questo avviene ormai con frequenza, le ragioni degli studenti universitari della Link e dei dottorandi e dottori di Adi con quelle del sindacato di missione della Cgil, la Federazione dei lavoratori della conoscenza. E' nato in queste settimane, quindi, un nuovo soggetto sociale: i "Ricercatori determinati". Dopo decine di assemblee nelle università, ha affidato a un'assemblea nazionale la scelta di una nuova fase di conflitto diffondendo le singole ragioni dei ricercatori nel video che vi mostriamo.

I "Ricercatori determinati" parlano di legge di Bilancio 2019 come di un'altra "occasione mancata": "Gli attuali investimenti su reclutamento e diritto allo studio - dicono - sono totalmente insufficienti e i criteri di ripartizione dei fondi sono fuori dalla necessità e dal reale fabbisogno". Chiedono, precarissimi ma determinati, "un piano di reclutamento universitario e una riforma del pre-ruolo che consentano di recuperare nei prossimi quattro anni i 20.000 posti di ricercatori e docenti strutturati persi negli ultimi dieci dal Sistema nazionale". Servono, sostengono, finanziamenti per l'edilizia universitaria, la manutenzione e costruzione di nuove residenze, l'aumento della no tax area per allargare la platea di chi non paga retta e, infine, coperture "del cento per cento" delle borse di studio e di dottorato".

La Finanziaria del Governo Conte e del ministro Bussetti ha previsto, fin qui, l'assunzione di mille ricercatori di tipo B, bonus fiscali fino a 8.000 euro per le aziende che assumono laureati under 30 con 110 e lode e dottorati di ricerca under 34. In questa Legge di bilancio ci sono 100 milioni di euro per far crescere i contratti di formazione per gli specializzandi medici e un po' di risorse per i corsi di Medicina generale. Niente di più.

Scrivono i "Ricercatori determinati": "Il nostro Paese deve tornare a investire sul sistema universitario per uscire definitivamente dalla crisi economica strutturale che lo ha investito, deve puntare sulla conoscenza, l'innovazione e la formazione quali elementi essenziali per la vera crescita e lo sviluppo sostenibile in tutti i campi". E' la lunghezza d'onda delle rivendicazioni dei precari uniti del Consiglio nazionale delle ricerche, dei 100 milioni chiesti dagli alti dirigenti del Cnr con una lettera al presidente Mattarella.

Tito Russo, Flc Cgil, dice: "Servono interventi da 1,5 miliardi in Finanziaria per dare la vera stabilità al Comparto Università". Giuseppe Montalbano, segretario di Adi: "Un piano di reclutamento pluriennale è ormai un'urgenza per garantire la tenuta complessiva del sistema". Alessio Bottalico, coordinatore nazionale di Link Coordinamento universitario: "Urge un aumento sostanziale del fondo integrativo statale per la copertura totale delle borse di studio".
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