Cancro e gravidanza: tutto quello che c'è da sapere

Dall'effetto dei farmaci oncologici alle tecniche per la preservazione della fertilità. Facciamo il punto sulle nuove conoscenze in fatto di tumori e gravidanza

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AVERE un figlio è il sogno di molte donne, ma a volte le cose non vanno come si vorrebbe: c’è chi purtroppo si trova a dover affrontare una diagnosi oncologica durante la gravidanza – circa un caso ogni 1000-2000 gravidanze -, e chi invece il cancro lo ha già “conosciuto” da vicino e sta affrontando i trattamenti antitumorali – spesso causa di infertilità –, con la paura che la possibilità di diventare mamma rimanga soltanto un sogno confinato nel cassetto. L'argomento è stato al centro di una sessione del Congresso dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), in cui si è parlato di rischi e prospettive.

• CANCRO E GRAVIDANZA: IL TEMPO “GIUSTO”
Una delle principali paure delle pazienti riguarda, ad esempio, l'effetto "ritardato" dei farmaci sul futuro bambino. “È stato appena pubblicato un lavoro che fa vedere come nelle donne che hanno avuto una pregressa neoplasia, la gravidanza successiva non è associata a un aumento del tasso di malformazione del feto", spiega Fedro Alessandro Peccatori, Direttore dell’Unità di Fertilità e Procreazione in oncologia all’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, tra il relatori della sessione: "Però se la gravidanza si verifica in un tempo inferiore a un anno dalla fine dei trattamenti, c’è un rischio maggiore di avere neonati più piccoli per l’età gestazionale (Sga), e un’incidenza più alta di parti prematuri. Si tratta di due complicanze della gravidanza non gravi, ma che necessitano di un controllo più attento”. Le possibili spiegazioni di questo dato sono legate all’effetto che un tumore o un trattamento precoce può avere sulla gestazione, sia dal punto di vista immunologico sia dal punto di vista della qualità degli ovociti o dell’annidamento dell’embrione.

• I TUMORI PIÙ DIFFICILI PER UNA GRAVIDANZA
La possibilità di diventare o meno mamme dipende anche dal tipo di neoplasia che viene diagnosticato: “Tra i tumori che ostacolano di più la gravidanza quelli del collo dell’utero – in particolare un intervento conservativo sul collo dell’utero o un trattamento di radio-chemioterapia – e il tumore della mammella", continua Peccatori: "È molto importante che i servizi di oncofertilità lavorino con gli oncologi già da subito dopo la diagnosi, preservando la fertilità, ad esempio attraverso il congelamento degli ovociti, preservando la funzione ovarica attraverso la somministrazione di farmaci GnRha nel corso della chemioterapia stessa, una tecnica oramai consolidata. Oppure preservando il tessuto ovarico in tutte le pazienti interessate, cosa che per ora non succede – fa notare il medico: il numero delle pazienti che accede ai servizi di preservazione della fertilità è ancora molto basso, tra il 10 e il 20%”. Tra i tumori meno problematici per la gravidanza, invece, quelli che non richiedono una chemioterapia o una terapia sistemica, quindi i tumori della tiroide, oppure i melanomi localizzati, che sono abbastanza frequenti nelle donne fertili.

• LA GRAVIDANZA DOPO UN TUMORE
La gravidanza dopo un tumore, anche nel caso di tumori ormono-responsivi, ad esempio il tumore mammario, "non aumenta il rischio di recidive e non peggiora gli esiti oncologici, nonostante la gravidanza sia associata a livelli di estrogeni circolanti molto elevati", sottolinea l'esperto: "Si tratta di un’evidenza molto importante nel campo dell’oncofertilità, che non viene ancora del tutto metabolizzata dai medici: circa un oncologo su tre, infatti, sconsiglia erroneamente la gravidanza alle donne che hanno avuto questo tipo di tumori”. E adesso l’attenzione degli esperti è focalizzata sulla possibilità di far sospendere temporaneamente il trattamento ormonale in corso nelle pazienti oncologiche che cercano una gravidanza, per poi riprenderlo dopo aver partorito ed eventualmente allattato al seno. Come spiega Peccatori: “Abbiamo iniziato nel 2014 uno studio internazionale - Positive - ancora in corso, che ci fornirà dei dati precisi sulla probabilità di poter realmente ottenere una gravidanza in tutte quelle donne che hanno questo tipo di tumore. Cercheremo, inoltre, di capire qual è impatto delle principali tecniche di fecondazione assistita, come la Fivet, la Icsi e l’ovodonazione, sia in termini di efficienza che in termini di prognosi oncologica. E poi potremo finalmente dire qualcosa in più in questi casi, su quale sia realmente il contributo dei fattori che sappiamo favorire la gravidanza, come ad esempio l’essere giovani, aver avuto già un figlio, non aver fatto la chemioterapia”.