Quando il 4 aprile del 2021 Giuseppe Calvaruso venne arrestato al rientro dal Brasile all’aeroporto di Palermo, Cesare Ciulla, noto imprenditore, gestore di una serie di negozi che vantavano marchi internazionali come Yamamay e Wycon, chiamava subito il padre di Caruso, per dirgli che era “fortemente amareggiato” e per mettersi a disposizione “per qualsiasi tipo di assistenza”. Non parole di circostanza, anzi: poco dopo, il 10 luglio del 2021, veniva accreditata sul conto corrente intestato a Calvaruso, presso il carcere di Nuoro la somma di 200 euro, denaro che, secondo le indagini, proveniva da Ciulla. L’imprenditore palermitano, d’altronde, si era “personalmente adoperato pure per comprare un costoso paio di scarpe di marca Barrett destinate a Calvaruso”. Non un’impresa facilissima, secondo quanto raccontava lui stesso. Il 13 ottobre 2021, alla sorella di Calvaruso: “Vedi che per le scarpe con il fondo bianco ho girato mezza Palermo… tutti mi dicono… sono estive…”. Per questo il gip nell’ordinanza che dispone l’arresto dell’imprenditore sottolinea come Ciulla “con rara pervicacia, si dimostrava disponibile a prestare ogni tipo di assistenza al mafioso Giuseppe Calvaruso, con il quale già negli anni precedenti aveva intrattenuto uno strettissimo rapporto e che, quel giorno era stato tratto in arresto quale nuovo reggente del mandamento di Pagliarelli”.

Episodi emersi dalle indagini del Gico della Guardia di finanza, coordinati dai pm Dario Scaletta e Federica La Chioma della Dda di Palermo, guidata da Paolo Guido. Uno stretto rapporto di vicinanza tra il boss e l’imprenditore, tra “quello delle scarpe” (per uno dei tanti negozi da lui gestiti) e “il corto”, così si riferivano a loro nelle intercettazioni. Ciulla è infatti proprietario di una serie di negozi a Palermo, ma anche a Cefalù e tramite il fratello Diego anche a Favignana. Tra questi, anche un punto vendita Yamamay all’interno del centro commerciale di Palermo Conca d’oro. Un rapporto che ha portato all’arresti di Ciulla e del boss (già in carcere), mentre ai domiciliari sono finiti il fratello di Cesare Ciulla, Diego, e la sorella di Calvaruso, Giovanna. Indagati anche Samuele Anzalone, Stefano Ganci e Pietro Castagna, tutti ritenuti prestanome di Cesare Ciulla: tutti e tre per un anno non potranno esercitare l’attività imprenditoriale. Il gip Walter Turturici ha pure firmato il decreto di sequestro di cinque società e di 13 punti vendita.

E dell’amicizia con l’imprenditore parlava anche Calvaruso, l’8 giugno del 2017, ascoltato dagli investigatori mentre conversava con Benedetto Amato, considerato dagli inquirenti come uno dei prestanome a disposizione del mandamento di Pagliarelli: “Poi c’è quest’amico mio (Cesare Ciulla, ndr) dove debbo andare adesso, che aveva un bel po’ di negozi da fare… mi ha detto: fammeli tu i negozi… Minchia! Gli ho detto: deve essere per forza? – Si, dice, me li devi fare tu i negozi. Ho detto: va bene!… Ed ho appaltato queste 10 putie (negozi, ndr) … Yamamay, Hessian e… due Wycon ho fatto!”. A questo punto Amato gli chiede: “Ed eri in società con Giovanni (Caruso, ndr) giusto? – Sì… intanto gli ho detto: facciamo una società”. Una conversazione che rivela come addirittura la società edile che faceva capo a Calvaruso fosse nata su stesso input di Ciulla, da costituire per poi fare i lavori edili per realizzare o per ristrutturare i negozi ad insegna Yamamay, Hessina e Wycon. In quel momento, infatti, Calvaruso non aveva ancora l’effettiva disponibilità di una ditta operante nel settore edile e aveva proposto a Caruso di fare una società. Una volta fatta, Calvaruso aveva “appaltato” queste dieci “putie”. La Edil Professiona srls, infatti, riconducibile al boss di Pagliarelli, viene costituita il 18 settembre del 2014. Calvaruso era uscito di prigione solo il luglio precedente.

Negli anni era stato coinvolto in altre indagini, considerato il favoreggiatore del latitante Giovanni Motisi e il responsabile ai rapporti col mandamento di Corleone, fino all’ascesa al vertice del mandamento di Pagliarelli e all’arresto al ritorno dal Brasile. A luglio del 2014 però, Calvaruso esce di prigione, e per questo secondo gli inquirenti “pochissimo tempo dopo detta scarcerazione era stato proprio Giuseppe Ciulla a sollecitare l’operatività imprenditoriale nel settore edile di Calvaruso. Raccolta la sollecitazione il Calvaruso aveva costituito, in effetti, la Edil Professional srls, instaurando un rapporto societario occulto con Giovanni Caruso, braccio destro di Calvaruso nella reggenza del mandamento di Pagliarelli. Le prestazioni fatturate all’azienda di Cesare Ciulla risultavano essere le uniche operazioni imponibili della società per il 2014”. “Quello delle borse” favoriva lo “gnometto” (così venivano chiamati rispettivamente Ciulla e Calvaruso) nell’inserimento in attività commerciali. Ciulla faceva perfino da intermediario del boss nel mondo dell’imprenditoria: gli investigatori intercettano, infatti, una telefonata di dipendente di Inticom spa (società che gestisce il marchio Yamamay) a Calvaruso, nella quale gli sottolinea che il suo numero di telefono le era stato dato da Ciulla. Un esempio, che secondo il gip, rivela come Ciulla mettesse a disposizione la sua rete di relazioni imprenditoriali per “consentire a Calvaruso di entrare in contatto con imprenditori di primario rilievo nazionale”.

Ma non solo, Ciulla si metteva a disposizione anche per fare ottenere corsie preferenziali per visite mediche, come nel caso di Salvino Sorrentino, considerato capo della famiglia del Villaggio di Santa Rosalia. L’imprenditore chiama la segreteria dello studio privato dell’urologo e fa ottenere al boss un appuntamento: “Vedi se me lo puoi inserire il più presto possibile”. Le ambizioni imprenditoriali di Calvaruso superano poi i confini palermitani per allargarsi alle Eolie, dove il boss vuole spingere Gianluigi Cimmino, patron di Inticom spa, società (estranea all’inchiesta) che gestisce il marchio Yamamay – “Il proprietario di tutti gli Yamamy del mondo, l’inventore di Yamamay”, così lo definisce Calvaruso in un’intercettazione dell’8 giugno del 2017 – ad acquistare il resort Le Palme a Vulcano.

“Gli sto facendo comprare Vulcano, il residence “Le Palme”, dandomene la gestione… il patto è questo! Un euro non lo voglio, sulla compravendita, però me lo deve dare in gestione, con diritto di prelazione se lui un domani lo deve vendere, io gli do il 5 per cento a lui di rendimento annuo eh… sull’acquisto… vale a dire… loro hanno… questo fondo immobiliare che l’ha acquisito, eh, ne chiede uno e nove (1,9 milioni di euro, ndr) ma io penso che a uno e sei si chiude. Uno e sei significa, quindi sono cinquanta… eh… 50mila euro il 5 per cento di seicento sono… eh… sei per cinque, trenta… 80mila uero l’anno… all’anno gli do… l’affitto è… 80 mila euro l’anno di affitto… il residence fa due e venti, due e trenta all’anno”. E per Yamamay lavorava la sorella del boss, Giovanna Calvaruso, è lei stessa a dirlo in un’intercettazione: “Sì, lavoro da Yamamay, però adesso, stiamo prendendo, tramite il direttore della Wycon cosmetica, tipo make up… due negozi a Palermo… li devo gestire io, uno qua al centro a Palermo in via Ruggero Settimo e l’altro all’interno di un centro commerciale. La Yamamay è sempre disposta a…”.

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