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Cinque consigli per usare in maniera sicura Amazon Echo e Google Home

di Giancarlo Calzetta

Come funziona Google Home

4' di lettura

Gli assistenti digitali si stanno lentamente diffondendo nel nostro soggiorno e, grazie alle numerose offerte sui negozi online in questo periodo prenatalizio, è prevedibile che nei prossimi giorni in molte case inizieranno a risuonare gli ormai familiari “Hey, Google” e “Alexa”. L'offerta di altoparlanti intelligenti al momento si concentra su due grandi “poli”: Amazon Echo e Google Home. Il primo si declina in 3 versioni: due altoparlanti intelligenti grandi, di cui uno capace di controllare direttamente altri accessori smart casalinghi, e uno molto più piccolo.

Nell'offerta di Google, invece, si hanno un solo formato di grandi dimensioni, anche lui capace di controllare altri oggetti “smart”, e uno piccolo. Entrambi gli assistenti sono in grado di capire i comandi in italiano e compiere una vasta gamma di azioni che spaziano dal dare informazioni su traffico e meteo fino alla condivisione di contenuti su televisori o smartphone. Alexa prevede anche una serie di “Skill” scaricabili, in perfetto stile Matrix, con cui può acquisire nuove funzioni come il sorvegliare casa o gestire serrature elettroniche.

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Al di là della meraviglia del poter iniziare a vivere in casa e simili a quelle viste mille volte nei film di fantascienza, però, bisogna riflettere sul fatto che bisogna fare un po' di attenzione nel portare un oggetto così potente nella nostra vita quotidiana, per evitare tutte quelle problematiche di sicurezza che abbiamo vissuto, e continuiamo a vivere, con smartphone e PC, aggiungendone di nuove.

1.Proteggiamo i nostri dispositivi connessi, assistenti digitali inclusi
La prima cosa di cui dobbiamo accertarci quando colleghiamo un Echo o un Google Home in casa riguarda la sicurezza della rete Wi-Fi alle quale si appoggiano. Avremmo dovuto farlo già in passato, ma cogliamo l'occasione per verificare che la crittografia sia impostata su WPA 2 e di aver cambiato sia il nome della rete Wi-Fi sia la password di default impostandone una nostra. Inoltre, se il nostro router lo permette, abilitiamo una seconda Wi-Fi da destinare alle connessioni di amici e conoscenti, in modo da tenerli separati dagli altri computer in casa, dallo stesso assistente digitale ed eventuali dischi fissi condivisi.

2.Scegliamo con cura cosa collegare all'assistente digitale e quali informazioni, e poteri, dargli
Ricordiamoci che l'assistente digitale ha bisogno di informazioni per lavorare bene. Deve sapere dove si trova il nostro ufficio per darci le condizioni del traffico al mattino e avere accesso ai nostri account online per fornirci informazioni su offerte speciali o news rilevanti. C'è, però, un problema. Entrambi gli assistenti, infatti, tendono a essere piuttosto collaborativi anche con gli sconosciuti. Sebbene, in teoria, siano in grado di riconoscere le voci e restringere il circolo di persone che possono inviare comandi, in pratica gli capita spesso di sbagliarsi e obbedire a chi non dovrebbero. Questo significa che è sempre una cattiva idea dargli il controllo su strutture fisiche importanti come le serrature della porta di casa o altre che possano compromettere la nostra sicurezza. Per fare un esempio, un assistente vocale potrebbe accettare il comando “apri la porta” che proviene da dietro la porta chiusa di casa. Inoltre, Echo è collegato al nostro account Amazon e può ordinare della merce in risposta a una nostra richiesta vocale. Questa opzione è attiva di default, quindi andiamo nelle impostazioni e disabilitiamola oppure attiviamo la richiesta di un pin per evitare di vederci recapitare a casa oggetti ordinati per errore o per scherzo.

3. Proteggiamo la privacy della nostra voce: verifichiamo cosa gli assistenti registrano sul cloud
Sia Amazon Echo sia Google Home hanno dei microfoni molto efficaci che ascoltano di continuo cosa diciamo. Non tutti, però, sanno che i comandi che inviamo sono registrati e inviati ai server delle due società, seppur con modalità diverse. Mentre Alexa tiene traccia di tutto l'audio che intercetta intorno al comando di attivazione, Google registra solo i comandi che l'assistente riesce a interpretare. Questo vuol dire che online troviamo anche gli improperi che eventualmente indirizziamo ad Alexa quando non comprende un comando, mentre le registrazioni di Google sono più “presentabili”. Sia Amazon sia Google danno pieno accesso alla voce che conservano sui loro server e ci permettono di cancellare quello che vogliamo, anche se il meccanismo è abbastanza farraginoso. Con Alexa dobbiamo usare la app per smartphone e accedere alla cronologia dal menu impostazioni, mentre Google conserva le registrazioni nella funzione “le mie attività”, l'interfaccia che permette di controllare tutte le operazioni e i dati che il motore di ricerca raccoglie quotidianamente su di noi.
Entrambi i dispositivi permettono di disabilitare i microfoni tramite un interruttore fisico, ma avere un assistente digitale che non può ascoltare le tue richieste non è molto utile.

4.Fate molta attenzione a cosa collegate agli assistenti vocali
Una delle particolarità più interessanti di questi nuovi dispositivi è che possono collegarsi ad altri servizi o oggetti e permetterci di controllarli con la nostra voce. Questo, però, significa che nella maggior parte dei casi chi fornisce i servizi aggiuntivi o produce i dispositivi compatibili potrebbe ricevere informazioni sul nostro conto direttamente da Amazon o Google. Entrambi i produttori richiedono a chi vuole integrare i propri prodotti con i loro assistenti digitali di fornire una informativa molto dettagliata su quali dati vengono condivisi e su come vengono usati, ma ogni tanto queste informative non vengono aggiornate insieme all'evolversi del servizio, puntando a pagine inesistenti o incomplete. Se ci tenete ai vostri dati, andate sempre a leggere le informative, anche se sappiamo che molte sono studiate per farci passare la voglia di approfondire.

5.Attenzione alla sovrappopolazione
Sembra paradossale, ma il proliferare degli oggetti smart in casa può portare ad effetti secondari come la “corsa alla risposta” tra vari dispositivi. Quando si lancia un “Hey Google”, per esempio, la risposta potrebbe arrivare sia dal vostro smartphone, sia dal Google Home, a seconda di chi si attiva prima. A volte rispondono entrambi e le cose peggiorano se si hanno più dispositivi Google Home in casa. Con Alexa si può ovviare a questo problema definendo un altro nome di attivazione. Nel menu delle impostazioni del dispositivo, al quale si accede tramite il menu impostazioni dell'app di Alexa, possiamo cambiare la parola che dà il via alla conversazione con il nostro assistente digitale. In questo modo, possiamo dare un identificativo diverso ad ogni Echo in nostro possesso e gestirli senza “affollamenti”.

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