L’apprendistato è finito: Wojciech Szczesny è un portiere da Juve, capace di prendere l’eredità di Buffon e di blindare la porta bianconera con la parata giusta al momento giusto. E così, dopo il rigore respinto all’ex compagno Higuain in Milan-Juve, il numero uno polacco si è superato salvando i campioni d’Italia nella decisiva notte di Champions contro il Valencia. «Una parata così vale un gol», sorride Szczesny dopo aver rivisto la prodezza sulla potente incornata di Diakhaby a fine primo tempo. Quel pallone, colpito a sei metri di distanza, viaggiava oltre i 66 km/h. «Non so se è la parata più bella della mia carriera - scherza il portiere -: non mi sembrava così difficile... Sono stato fortunato, la palla era vicino alla mia testa».

Amato dai compagni ed ora ben voluto dai tifosi juventini, che non avevano apprezzato qualche incertezza ad inizio stagione e temevano i contraccolpi peggiori dopo l’addio di un monumento come Buffon. «Ci parliamo spesso io e Gigi - svela il suo erede in bianconero -: lo ringrazio e cerco di fare sempre il mio dovere, il mio lavoro. Per qualcuno non è abbastanza, ma va bene così. Io e tutta la squadra stiamo facendo una grande annata». Glaciale in campo e sornione negli spogliatoi, Szczesny ha capito che cosa vuol dire difendere la Juve. «Non ricevo 10 tiri in porta a partita - spiega -, quindi bisogna essere preparati mentalmente e fisicamente. È dura stare fermo e poi fare la parata decisiva, ma mi sono abituato dopo un anno e mezzo...».

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