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Ex Metropolitan, la regione boccia la riconversione: il 70% deve restare cinema

Il progetto di riqualificazione comportava un cambio di destinazione del 90% della superficie

Niente da fare per il progetto di riconversione dell’ex cinema Metropolitan. La regione Lazio ha infatti bocciato l’accordo di programma inoltrato nel 2021mdagli uffici del campidoglio alla direzione regionale.

Il progetto di trasformazione

Sul cinema di via del Corso, chiuso dal 2010, era stato predisposto un progetto che aveva già passato la conferenza dei servizi e che, nel 2019, era stato approvato con un’apposita delibera dell’amministrazione Raggi. Sembrava tutto pronto ma da oltre un anno la proprietà dell'immobile, la DM Europa srl, era in attesa dell'ultimo step: il via libera della regione. Per far partire l'operazione, destinata a lasciare una sala in via del Corso, trasformando il resto dello spazio in un’attività commerciale, era necessario la ratifica dell'accordo di programma da parte dell'ente governato da Zingaretti. Il privato, in base a quell'accordo, s'impegnava a versare versare 7 milioni di euro da impiegare per riqualificare due cinema comunali, l’Airone di via Lidia e l’Apollo di via Nino Bixio.

La legge regionale del 2020

La regione Lazio, a distanza di un anno e mezzo dalla ricezione dell'accordo di programma, ha deciso di bocciarlo. Il progetto ha incassato il parere negativo perchè avrebbe comportato la trasformazione del 90% della superficie, e il 10% alle attività culturali. E questo, è stato spiegato con una nota, avrebbe messo l’ente “in contrasto con la normativa regionale sulle sale cinematografiche”. Il progetto presentato agli uffici regionali nel gennaio 2021, si poneva infatti in contrasto con le "Disposizioni in materia di cinema e audiovisivo"approvate dal Consiglio regionale il 2 luglio 2020. 

Il pubblico interesse

La legge regionale del 2020, per tutelare i cinema, pone dei vincoli stringenti sulla trasformazione delle loro sale.  Consente di realizzare la citata trasformazione al massimo per il 30% della relativa superficie che occupano. L’accordo di programma invitato alla regione nel gennaio 2021 prevedeva, invece, di modificare la destinazione d’uso del 90% dello spazio situato in via del Corso. Il parere negativo è quindi legato a questo specifico aspetto. La regione d’altra parte, si legge nella delibera, ha la facoltà di sottrarsi alla sottoscrizione di un accordo di programma qualora vi siano “ragioni di pubblico interesse che impongano di riconsiderare l’intervento proposto”. In questo caso il pubblico interesse è dato dall’entrata in vigore della normativa citata sulle sale cinematografiche.

In difesa del patrimonio cittadino

“Appoggiamo pienamente l'iniziativa della Regione Lazio che, pur favorevole alla riconversione del Metropolitan, non ha sottoscritto il progetto di riqualificazione dell'ex cinema” ha commentato Yuri Trombetti, presidente della commissione casa e patrimonio di Roma Capitale - il centro storico della nostra città, universalmente riconosciuto come un tesoro artistico e culturale, non può diventare un mega centro commerciale, ma deve essere messo al sicuro da speculazioni edilizie e commerciali”.

“L'intenzione della Regione Lazio è quella di valorizzare i cinema dismessi senza perdere la loro destinazione, a partire dall'ex cinema Metropolitan, che merita un progetto che ne salvaguardi la vocazione pur nell'evoluzione che la contemporaneità impone -  ha ricordato Marta Leodori,  capogruppo democratica in regione - È, perciò, d'obbligo per le istituzioni individuare di concerto una soluzione maggiormente equilibrata per il Metropolitan tra le funzioni esercitabili per consentire il rilancio di quello spazio mantenendone, però, l'ispirazione culturale”.

La replica della proprietà

Le motivazioni della bocciatura non hanno però convinto il privato, che ha annunciato l'intenzione di ricorrere al Tar. In relazione al provvedimento regionale del 2 luglio 2020, Morris Attia, presidente di DM Europa SRL, ha precisato che “fu approvata nel momento più duro della pandemia, a sostegno di settori che in quel momento avevano dovuto interrompere la loro attività, senza alcuna certezza sulla riapertura”. Ma non era il caso dell'ex multisala di via del Corso. “Ben diverso è il caso delle sale cinematografiche chiuse definitivamente da decenni a causa della impossibilità di poter sopravvivere in assenza di pubblico, come è il caso dell’ex cinema Metropolitan - ha rimarcato la DM Europea -  Con questi spazi ormai abbandonati da anni le regole e gli incentivi connessi alla pandemia non c’entrano niente. Soltanto una burocratica interpretazione delle norme del 2020 poteva far si che le stesse venissero applicate per impedire la rinascita del complesso di via del Corso" che, a detta della porprietà avrebbe consentito di assumere anche 60 persone nella nuova struttura commerciale. L'azienda quindi, più che presentare un nuovo progetto, ha annunciato l'intenzione di "ricorrere al Tar e di valutare  successivamente i danni subiti a seguito di questa decisione”.


 

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