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Dossier

La siccità vista dalle piante: così gli alberi raccontano la corsa del caldo

La siccità vista dalle piante: così gli alberi raccontano la corsa del caldo

Per capire cosa può succedere in un’Italia così assetata come quella di questi giorni conviene guardare alla California che di siccità se ne intende. Lo fa un libro appena uscito per i tipi di Bollati e Boringhieri, Gli anelli della vita, la storia del mondo scritta dagli alberi, di Valerie Trouet che all’università dell’Arizona insegna dendrologia, cioè l’analisi dell’accrescimento delle piante.

E non la insegna solo nelle aule, la studia sul campo in lunghe spedizioni raccontate anche negli aspetti pratici della convivenza tra le sue abitudini igieniche (unica donna del gruppo di ricercatori) e quelle di colleghi più impegnati nella competizione per stabilire la gerarchia dei maschi alfa che nelle abluzioni olfattivamente necessarie. Pur con queste difficoltà pratiche, l’analisi sul campo si rivela piena di sorprese interessanti.

In California 12 dei 15 incendi più estesi mai documentati sono scoppiati dopo il 2000. Gli alberi raccontano la siccità, quella attuale e quelle lontane nel tempo, e il carattere degli incendi che provocano, perché non tutti gli incendi sono uguali. “Lo sappiamo per via delle cicatrici che rimangono nei fusti degli alberi maturi”, scrive Trouet. “Di solito gli incendi radenti si muovono vicino al suolo e non raggiungono le chiome. Bruciano una grossa parte di sottobosco – erba, arbusti, piante giovani e germogli – ma, a parte qualche possibile cicatrice, per i grossi esemplari maturi sono sostanzialmente innocui. In effetti gli alberi più anziani prosperano grazie a questi incendi, che li liberano da alcune delle piante con cui competono per l’acqua e le sostanze nutritive”. Ma se gli incendi scoppiano ogni 5-10 anni le ferite non hanno tempo di rimarginarsi: le piante, prive della corteccia, restano senza protezione e a ogni attacco s’indeboliscono sempre di più.

L’analisi di oltre 500 anni di evoluzione del clima in Sierra Nevada ha mostrato una sorpresa: il picco storico del caldo durante tutto il periodo è stato toccato al momento dell’ultimo rilievo, nel 2015. “La straordinaria siccità del 2015”, scrive Valerie Trouet, “è un’avvisaglia di ciò che avverrà in futuro: data la continua accelerazione del cambiamento climatico antropogenico è probabile che questi valori diverranno sempre più frequenti”.

Il problema non riguarda solo il Nord America. L’espansione delle fasce tropicali sta facendo salire in direzione dei poli la fascia desertica, le zone subtropicali secche che ospitano i grandi deserti come il Sahara. Nell’ultimo mezzo secolo, ricorda la ricercatrice dell’Arizona, queste asciutte terre di confine hanno cominciato a espandersi allargando l’area delle regioni prive di acqua.

È un effetto dello spostamento della cella di Hadley, la circolazione atmosferica che fa salire l’aria calda dall’equatore e la spinge verso i poli finché non si raffredda e scende, trasformandosi in pioggia che alimenta la vitalità della fascia tropicale. Man mano che l’aria calda proveniente dall’equatore aumenta, i tropici si allargano e il loro orlo arido si muove verso i poli. Cioè, nel nostro caso, verso il Mediterraneo.

Il meccanismo è noto. Il problema è che – dice Trouet – la velocità di questo spostamento è molto più alta delle previsioni: il deserto viaggia a una media di più di 5 chilometri l’anno (56 chilometri ogni 10 anni). Dunque occorrerebbe intervenire sulle cause del problema, cioè della crisi climatica. Ma su questo fronte il movimento è più lento di quello dei deserti che avanzano.

Lo racconta Robero Venafro, responsabile dell’area ambiente e cambiamento climatico di Edison, in Un mutamento reversibile (Gangeni editore), presentato alla Camera pochi giorni fa. È un’analisi di 30 anni di negoziati sul clima, con i tentativi di depistaggio dei gruppi negazionisti, i retroscena nelle varie fasi della trattiva, i lunghi stalli, le rare accelerazioni.

“É sfuggita alle previsioni - scrive Venafro - la velocità con la quale gli eventi estremi si stanno manifestando in molte aree del Pianeta causando disastri: dall’incendio nel Sud dell’Oregon, esacerbato da un’ondata di caldo record, alle inondazioni che hanno interessato la Cina, dove nella città di Zhengzhou, della provincia di Henan, è caduta in un solo giorno una quantità di pioggia pari a quella che può cadere in un anno”.

Tuttavia Venafro invita a non disperare. E per farlo ricorda le parole dello scrittore indiano Amitav Ghosh: “La lotta per ottenere un’azione efficace sarà senza dubbio difficile e accanita”, ma la speranza è che “da questa lotta nasca una generazione in grado di guardare al mondo con maggiore lungimiranza delle generazioni che l’hanno preceduta, capace di uscire dall’isolamento in cui gli esseri umani si sono rinchiusi nell’epoca della loro cecità, disposta a riscoprire la propria parentela con gli altri esseri viventi”.

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