Con la doppia fiducia (sarà il primo provvedimento del Governo Conte ad averla), posta in assenza di ostruzionismo, il Decreto sicurezza si avvia all’approvazione definitiva alla Camera. Voto domani, oggi discussione generale: Matteo Salvini in Aula, per il M5s c’è anche il sottosegretario al Viminale Carlo Sibilia, ma l’ombra del dissenso interno al M5s resta lunga, come quella lasciata dallo scontro sul caso peculato.

Un disagio espresso da Valentina Corneli, tra i deputati del Movimento firmatari di cinque emendamenti correttivi: proposte alla fine ritirate, come le altre avanzate dai diciotto firmatari della lettera indirizzata al capogruppo D’Uva per un confronto sul provvedimento: “Siamo riusciti ad intervenire in Senato. Personalmente avrei, però, voluto discutere anche qui ulteriori proposte emendative. Non c’è stato il tempo perché si tratta di un provvedimento in scadenza e, tra l’altro, si tratta del primo provvedimento” firmato Lega «che ha il diritto/dovere di mettersi alla prova su questi temi che sono sicuramente, per la loro sensibilità, particolarmente importanti», ma con il decreto «non si affronta in maniera rilevante il problema dell’integrazione». Tempi stretti quindi. Quelli che anche per il relatore M5s, Giuseppe Brescia, non hanno consentito un esame più approfondito e che sono stati «condizionati» dall’esame del Ddl anti corruzione. «Il miglior modo per rispettare l’impegno preso con i cittadini - commenta D’Uva - è appoggiare il Governo del cambiamento anche quando si tratta di votare testi che avremmo impostato in modo diverso. Ogni provvedimento è migliorabile e lo abbiamo dimostrato in Senato».

Insomma avanti tutta, obbligatoriamente, ma il tema resta: il Ddl “spazzacorrotti” non scadeva ma andava approvato in fretta dopo l’incidente sul peculato che ha fatto tremare la maggioranza: emendamento ritirato dal Carroccio, con garanzia al M5s che il testo avrebbe veleggiato spedito tra Camera e Senato per avere il via libera entro fine anno. Eppure «un documento di 19 parlamentari non dovrebbe essere derubricato al testo di un circolo Arci di periferia», dice l’azzurro Giorgio Silli. Forza Italia alla vigilia della sentenza definitva della Corte di Strasburgo sul ricorso di Silvio Berlusconi, affonda il colpo e parla alla Lega: servirebbe una vera riflessione sui rapporti con il M5s perché su sicurezza e immigrazione, che sono dirimenti, i nodi verranno sempre al pettine.

Insomma, la questione è politica: «La maggioranza ha strozzato ogni dibattito - dice Gennaro Migliore, relatore Pd di minoranza - e lo ha fatto pretendendo di discutere il Ddl anti corruzione che non aveva nessuna scadenza». «Un baratto sopra il Parlamento», rincara Emanuele Fiano. Risultato, «un provvedimento che viola i principi costituzionali come quelli sull’asilo e genererà molte persone condannate all’irregolarità». «Nessuna propaganda, risolviamo i problemi. E poi potrei fare i nomi dei sindaci del Pd che non hanno aderito al progetto Sprar», dice il leghista Invernizzi. È proprio il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati uno dei punti toccati dal decreto, che prevede anche l’abolizione del permesso umanitario, nuovi criteri per la revoca della cittadinanza, allungamento a 180 giorni della permanenza nei centri di prima accoglienza e al Daspo per i sospetti terroristi.

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