Eusebio Di Francesco, 49 anni. LaPresse

Eusebio Di Francesco, 49 anni. LaPresse

Per Di Francesco sarà una partita "alla pari", per Kolarov invece bisogna solo vincere. Anche se poi al serbo scivola l'acceleratore sui tifosi: "Non capiscono niente di calcio, devono solo tifare". Facile intuire come Aleksandar si riferisse alla questione prettamente tecnica, come però è altrettanto facile capire come sia una frase che farà discutere. Volenti o meno, comunque, Udine è già alle spalle, la testa inevitabilmente deve andare a domani sera, al Real Madrid. Anche se, ovviamente, la ferita subita in Friuli non può non aver lasciato i segni. "Se uno leggesse i dati della partita senza sapere il risultato finale direbbe che è stata una gara che la Roma ha vinto facilmente - dice Eusebio Di Francesco, il tecnico della Roma - A Udine è mancata la determinazione e la voglia di vincere le partite con più cattiveria, cosa che però non si compra al supermercato. Avevamo preparato la gara come fosse quella più importante di questo trittico, perdere mi ha dato davvero grande fastidio".
Alla pari — E allora l'unico modo per rialzarsi è vincere contro i campioni d'Europa. "Il Real è molto simile a quello precedente come movimenti e caratteristiche. Rispetto all'andata cambia l'aspetto psicologico, allora venivano da un ottimo momento. Ora è tutto diverso. In campo ci saranno due squadre malate. Sarà una partita ad armi pari, anche se loro sono campioni d'Europa. Dovremo raddoppiare gli sforzi per uscire da questo momento di difficoltà, come già successo in passato". Anche se l'assenza di Lorenzo Pellegrini non aiuta. "Se torneremo al centrocampo a tre? Non lo so, vedremo. Di certo domani potranno esserci tante sorprese". E quando qualcuno gli chiede se tra le sorprese potrebbe esserci qualcosa nel suo futuro, Di Francesco risponde secco: "Ho sempre sentito da parte della società grande fiducia. Chiaro che il calcio è il calcio, questo lo so. Io sono però lo stesso allenatore che ha portato questa squadra ad essere aggressiva e cattiva nella metà campo avversaria. A volte in questo manchiamo, evidentemente anche io devo raddoppiare gli sforzi, fare di più. Ma l'esame di coscienza me lo faccio tutti i giorni". Ed allora il tecnico per domani sera promette massimo impegno: "Verranno in 65mila tifosi, se sono arrabbiati hanno ragione, lo siamo anche noi. Ma se un tifoso mi parla di formazione o di scelte mi incavolo, la gente da noi deve pretendere impegno e serietà".
Kola e i tifosi — Dello stesso avviso anche Kolarov, che affonda il colpo proprio sui tifosi: "I tifosi, della Roma ma in generale del calcio, devono capire che non capiscono nulla di calcio. A me piace il tennis o la pallacanestro, ma dal punto di visto tecnico non capisco niente. Mi posso arrabbiare se perdo, fare il tifo, ma non decidere le scelte". Concetto che, probabilmente, non passerà inosservato in una piazza come Roma. Poi il terzino serbo passa all'analisi della gara di domani: "A Madrid, all'andata, non è stata la Roma di Champions. Ma stavolta giochiamo in casa, dobbiamo dimostrare subito al Real che qui è ospite. Partire forte e pensare a vincere la partita, per il Real domani non sarà facile". Anche perché è proprio in Champions che la Roma è andata forte finora. "È una competizione particolare, ma credo che la differenza di rendimento sia solo una coincidenza. E non penso neanche che si siano sottovalutati Udinese, Spal, Bologna e Chievo, in A non puoi permettertelo. Sono sicuro che alla fine raggiungeremo l'obiettivo di arrivare tra le prime quattro. Le partite che abbiamo perso con le piccole sono gare che la Roma deve vincere anche in otto. Può capitare, ma ne dobbiamo uscire prima da uomini che da calciatori".