Prima la scena muta, con dirigenti e funzionari che davanti ai magistrati non hanno aperto bocca e si sono trincerati dietro il più classico, seppure lecito, «mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Poi, dopo che quasi nessun dipendente di Autostrade ha voluto collaborare in un’inchiesta per il crollo d’un viadotto e la morte di 43 persone, la richiesta d’un trattamento privilegiato. E cioè la possibilità che gli interrogatori si svolgano in una sede «protetta», lontano dalle telecamere e dai cronisti. Ad avanzarla in Procura è stato l’amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, che comparirà davanti ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno mercoledì 28 novembre. Il manager è difeso da Paola Severino - l’ex ministro della Giustizia - e ha prima chiesto ai magistrati di spostare l’interrogatorio, previsto ieri, per lo sciopero dei penalisti contro le decisioni del governo in materia di prescrizione, quindi d’essere sentito in un luogo diverso dal palazzo di giustizia, per evitare il circo mediatico. L’istanza è stata tuttavia respinta dai pm genovesi: il trattamento sarà lo stesso finora riservato alle oltre cento persone che in questi tre mesi sono state sentite in Procura (gli indagati) o nella caserma del Primo gruppo della Finanza (gli altri testimoni).

I tempi lunghi

Intanto rischia di slittare sempre di più la fine dell’incidente probatorio avviato a ottobre. Qualificate fonti giudiziarie fanno sapere che, di fatto, la conclusione della prima anticipazione del processo andrà di pari passo con la demolizione dei monconi del ponte crollato. «Poiché uno dei quesiti posti ai periti è collegato alle modalità di demolizione - spiegano in tribunale - non possiamo terminare le procedure fino a quando non sarà data risposta a questa domanda. In alternativa dovremo nominare nuovi periti per controllare le modalità di abbattimento». Si attende insomma che il commissario Marco Bucci (sindaco di Genova) presenti un piano per cancellare ciò che del Morandi è rimasto in piedi.

La nuova bretella e gli espropri

Il tribunale amministrativo della Liguria ha invece respinto il ricorso presentato da tre aziende che avevano contestato gli espropri compiuti da Autostrade nell’area dove dovrebbe nascere la Gronda, bretella stradale alternativa. La società non ha mai smesso di notificare gli espropri stessi e lo ha fatto anche a due settimane dal cedimento del viadotto, concretizzando la procedura avviata con l’emissione d’un «decreto motivato di occupazione d’urgenza». I giudici del Tar, nel dar ragione al concessionario, hanno sottolineato che prevale «l’interesse pubblico alla realizzazione dell’infrastruttura».

I commenti dei lettori