Perché gli uomini pensano che io sia una «facile»?

di Greta Sclaunich

« Ho un bel seno, mi piace indossare abiti scollati». Il problema di Ingrid, 31 anni, è riassunto in queste due frasi. Perché lei - che ha una mentalità molto aperta e un rapporto con la sessualità libero e naturale - si ritrova ogni giorno con nuove richieste di amicizia sui social che si traducono, gran parte delle volte, in tentativi di approccio. Più o meno volgari: si va dai complimenti alle «dick pic», cioè l’invio di foto delle parti intime maschili. In mezzo, varie sfumature fra «le tue foto mi fanno un effetto pazzesco» e «vorrei portarti a letto». Ingrid mi ha scritto per raccontarmi la sua storia dopo aver letto la testimonianza di Florencia Di Stefano- Abichain sulle «dick pic». Le riceve anche lei, ma non sono le foto in sé e nemmeno i tentativi di approccio a scandalizzarla. Ad infastidirla (nei giorni buoni: in quelli cattivi si arrabbia proprio) è il fatto che arrivino quasi dal nulla, senza un minimo di «preliminare» o di cortesia. Niente chiacchiere, niente richieste di un’uscita normale (neanche per bere un caffè) ma la proposta diretta di avere un rapporto sessuale. Come se fosse lecito chiederglielo e normale aspettarselo da una come lei. Lei ha provato a capire perché, chiedendo ai diretti interessati come mai dessero per scontato che con lei ci si potesse rapportare in questo modo. La risposta? «Colpa» delle sue foto scollate: «Ho un bel seno, lo mostro e quindi ai loro occhi sembro una che ci sta». A questo punto, dirà qualcuno, è tutto a posto: basta smettere di pubblicare foto scollate, no? No. Perché Ingrid non ha intenzione di cedere neanche di un millimetro: «Io voglio e devo sentirmi libera di uscire scollata e con la minigonna, di sorridere e di divertirmi, di ballare e scherzare, senza essere vista e trattata solo come un “giocattolino sessuale”». E continua a vestirsi come vuole. Con chi ci prova ha adottato un approccio strong: se non accettano i suoi «no» e anzi insistono li blocca.

Mi chiamo Ingrid, ho 31 anni, sono donna e ho un bel seno. E ci mancherebbe altro, penserete voi. E c’avete pure ragione, dico io. Ma il fatto di averlo, prosperoso per altro, è la chiave di questa storia. Ho anche i capelli tinti di rosso e una fisicità prorompente (in realtà sono decisamente cicciotella). Con me stessa sto bene, sono sicura di me, ho un carattere deciso e mi sento e vivo in modo libero. Come – quasi – tutti pecco talvolta di egocentrismo, pubblico selfie, esco scollata. Mi è capitato di fare sesso al primo appuntamento e non me ne vergogno, vivo la mia sessualità in modo molto naturale e sono una fervida sostenitrice dell’uguaglianza uomo/donna. Tutta questa premessa per dire che niente mi scandalizza o mi turba ma – eh si, c’è un ma – ci sono cose che non concepisco ed il non concepirle mi crea un profondo disagio.

Giornalmente, su Facebook, ricevo richieste di amicizia da persone che non conosco personalmente e spesso con queste persone non ho nemmeno amici in comune. Qualche volta accetto, qualche volta no, non seguendo un criterio ben stabilito. Su dieci richieste che ricevo, per ipotesi, nove sono di uomini. Accetto. Nel 98% dei casi, dopo cinque minuti, ricevuto il primo messaggio privato. «Ciao, che fai?». Capita che risponda, in modo cordiale e amichevole. Che c’è di male a rispondere? Dopo tre messaggi di numero, botta e risposta «Ciao, che fai?» - «Ciao, ci conosciamo?» - «No» - «Ti disturbo se ti scrivo?» (che già qui, che domanda è?) si arriva, sempre, allo stesso punto. Più o meno lo stesso, perchè in realtà i punti in cui si arriva sono i seguenti:
•«Ho visto le foto, sei molto bella, beato il tuo ragazzo» | Segue mia risposta gentile
• «Sto guardando le tue foto, sei bellissima, complimenti» | Segue mia risposta gentile
•«Ho visto le foto, fai un sesso pazzesco, non sai cosa ti farei» | Non segue risposta o segue risposta per capire quanto in là uno riesce a spingersi
•«Verrei a letto con te, ci vediamo?» | Segue risposta come sopra
•Senza averlo richiesto arriva la foto dei genitali

Ora, partendo dal presupposto che se un uomo o una donna (indifferentemente, perché lo fanno anche alcune donne), ha bisogno di Facebook per trovare qualcuno con cui andare a letto, deve avere una vita davvero vuota e triste, io mi chiedo che cosa spinge queste persone a pensare che io, dopo un messaggio come «Verrei a letto con te», potrei davvero starci. Ma seriamente? E ribadisco, è capitato anche a me di uscire, incontrare una persona e finirci a letto. Ma il tutto viene anticipato da un minimo di contatto, che può essere semplicemente un ballo in discoteca, mezz’ora di chiacchiere o che ne so. E quindi, che cosa giustifica queste persone a pensare che io possa andare a letto con loro dopo aver ricevuto non richiedendola la foto del loro pene, per esempio?

Il fatto è che ho il seno, lo mostro e quindi - dicono loro - sembro una che ci sta. Perché il punto è questo. Perché il punto è che, se anche capita che siano alcune donne a farlo, capita molto più spesso che siano uomini a pensare di essere superiori e di poterlo fare. A pensare che se si comportano in questo modo dimostrano di essere dei figoni, di poter fare quello che vogliono, di poter avere ciò che vogliono. A me fanno ridere, invece. Perchè io voglio e devo sentirmi libera di uscire scollata e con la minigonna, di sorridere e di divertirmi, di ballare e scherzare, senza essere vista e trattata solo come un «giocattolino sessuale». Perché questo è. Perché questi uomini non si rendono conto che se scrivono che vogliono venire a letto con noi, se in discoteca o al bancone del bar iniziano a dire battute a doppio senso, che se allungano la mano solo perchè noi balliamo con loro, che se ad ogni ragazza che passa partono le frasi tipo «Che gnocca, me la farei ecc ecc», noi donne pensiamo solo a quanto siano ridicoli e, nel 90% dei casi, sorridiamo, salutiamo e ce ne andiamo. Questo non significa non credere nella parità dei sessi, anzi, significa crederci fermamente. Significa essere libere di dire di NO proprio come farebbero gli uomini, significa darsi un valore e decidere di uscire scollate, truccate, con i tacchi e la minigonna, in tuta da ginnastica o senza trucco sicure di se stesse, di quello che si è e di quello che si vuole.

Una delle ultime conversazioni avute tramite la chat di Facebook si è conclusa, addirittura, con messaggi vocali in cui mi si voleva convincere che «Fattene una ragione, è una questione di genetica, gli uomini con le donne sono così». In questo caso non ha nemmeno funzionato l’esistenza di un presunto fidanzato, pure lui era fidanzato (ma la quantità di ragazzi fidanzati che ci provano meriterebbe un altro articolo) ma non gliene fregava nulla. Allora l’ho bloccato, semplicemente. Cosa che odio fare e cerco di non fare mai, è così adolescenziale ma, in questo caso, necessaria.

Ingrid, 31 anni

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