I campi antiterrorismo per turisti di Israele

I campi antiterrorismo per turisti di Israele

“Se qualcuno torce un dito contro uno di noi, anche uno dei nostri civili, la lunga mano delle forze di sicurezza israeliane farà giustizia. E noi sappiamo come farci giustizia in modo molto veloce, molto veloce.”

Qualcuno dice che Sicurezza sia il nome della quarta religione dello Stato di Israele. A solo un’ora di macchina da Gerusalemme questa religione ha un suo santuario, dove turisti e civili maneggiano vere armi da fuoco e imparano come reagire agli attacchi terroristici.

Caliber 3 si trova a Gush Etzion, uno dei più grandi insediamenti della West Bank.

Una vera e propria accademia dove soldati dei reparti speciali dell’esercito Israeliano, addestrano civili provenienti da ogni parte del mondo. Donne, bambini e perfino anziani vengono qui per imparare a difendersi con armi o a mani nude e per conoscere da vicino gli uomini dell’IDF.

“Crediamo che chiunque abbia il diritto di conoscerci, di capire esattamente come agiamo sul campo, la nostra educazione e come ci addestriamo. Capire qual’è il programma dello stato di Israele contro il terrorismo, e come riusciamo a mantenere questa Nazione una delle più sicure al mondo.”

I turisti sono spesso di religione ebraica, nella maggior parte dei casi provenienti dalle comunità della diaspora degli Stati Uniti o del Sud America, ne abbiamo incontrati alcuni arrivati direttamente dal Venezuela.

“In venezuela ci sono diversi attacchi con armi da fuoco e c’è molta insicurezza nelle strade, non solo da parte di terroristi ma anche da parte di criminali comuni….
“Suggerisco a tutti di venire qui, più che per capire come si maneggia un’arma da fuoco lo suggerisco per capire la mentalità che viene richiesta quando si è sotto minaccia e sotto attacco terroristico, devi essere in grado di reagire davvero velocemente.”

Eitan è un riservista dell’esercito con oltre vent’anni di carriera. Per diverso tempo ha lavorato per lo YAMAS la polizia di frontiera che agisce sotto copertura in Cisgiordania e nelle zone più calde del paese. È lui che si occupa di spiegare ai visitatori quali sono i valori fondanti dell’esercito israeliano.

“75 anni fa nell’Olocausto abbiamo perso 6 milioni di persone, oggi nel 2017 è il primo anno che il numero degli ebrei è praticamente lo stesso di 75 anni fa prima della Shoah. Durante l’olocausto eravamo dispersi in giro per il mondo. Non c’era uno stato, non c’era alcuna protezione, nessuno che potesse mettere una mano sulla testa di un ebreo e dire “scappa, ci sono qui io per te”.
Oggi dopo 79 anni ecco quello che abbiamo, abbiamo l’esercito d’israele, l’IDF. Questa sigla rappresenta esattamente quello che siamo, Siamo qui per proteggere lo stato di Israele

“Qui in Israele abbiamo moltissime tipologie di civili, non sto parlando solo dei cittadini, parlo di chiunque…tu come reporter, sei un turista, la tua vita è una mia responsabilità, i turisti, gli arabi, i musulmani, i palestinesi o coloro che si definiscono tali, i drusi, i beduini, ciascuno di loro è una mia responsabilità.
Che significa che io porto un’arma, io mi sono addestrato qui, io proteggo questa terra e chiunque sia su questa terra viene protetto da me.
Questo è quello che fa di noi uno dei migliori eserciti al mondo. La Passione, la Storia, sappiamo da dove veniamo, e sappiamo quale futuro vogliamo. Se decidessimo di mettere da parte le armi, Dio ce ne scampi, in un secondo lo stato di Israele non ci sarebbe più, la patria ebraica scomparirebbe e ciò che accadde 75 anni fa accadrebbe di nuovo.”

Quando proviamo a chiedergli se ha qualche suggerimento per i nostri politici in materia di terrorismo ci risponde così:

“Svegliatevi! Svegliatevi. Non sto parlando di guerra di religione, io non sono un politico. Il mio suggerimento è: venite qui, imparate, cooperiamo insieme, perché nel profondo tutti noi vogliamo la stessa cosa, vivere la nostra vita un pace e serenità. Siamo qui per voi ragazzi, siamo pronti a insegnare e a cooperare, facciamolo in modo intelligente e facciamolo insieme.”

Riprese di Ilaria Cesanelli